L’Italia non ha applicato le misure obbligatorie UE per impedire il diffondersi del batterio da quarantena Xylella fastidiosa, responsabile del disseccamento rapido degli ulivi in Puglia.
Lo ha stabilito, con una sentenza pubblicata oggi, la Corte di giustizia UE di Lussemburgo, che ha accolto il ricorso della Commissione europea contro ritardi e mancanze nelle ispezioni e nell’abbattimento delle piante infette da parte delle autorità nazionali.
Nel 2016 la Corte di giustizia aveva già dichiarato la validità, sotto il profilo del diritto dell’Unione, delle misure di eradicazione. La Corte constata, in primo luogo, che l’Italia non ha proceduto immediatamente alla rimozione di almeno tutte le piante infette nella fascia di 20 km confinante con la zona cuscinetto.
In secondo luogo, la Corte constata che l’Italia non ha garantito, nella zona di contenimento, il monitoraggio della presenza della Xylella mediante ispezioni annuali effettuate al momento opportuno durante l’anno.
La vicenda nasce dalla procedura di infrazione che avrà conseguenze pratiche limitate: poiché si tratta di una condanna per primo inadempimento è previsto solo il pagamento delle spese processuali.