Ricordate l’olivo infetto da Xylella sequestrato dalla Procura di Bari lo scorso 12 gennaio?
Il proprietario aveva ricevuto l’ordine di espianto dall’Osservatorio fitosanitario il giorno 10, ma non aveva potuto effettuare l’operazione in quanto la pianta era diventata, secondo la Magistratura, «corpo del reato». Il reato sarebbe stato «diffusione di malattia e diffusione di notizie atte a turbare l’ordine pubblico».
Di fronte alle proteste la Procura aveva assicurato che il sequestro avrebbe avuto tempi brevi, solo per permettere l’effettuazione di perizie tecniche. Successivamente diede il permesso di «incappucciare» l’albero con reti antinsetto.
Bene, il 14 febbraio Coldiretti ha provveduto all’operazione incappucciamento, seguendo le prescrizioni dell’Osservatorio fitosanitario, ma a quel punto sono intervenuti i Carabinieri che hanno imposto di lasciare aperta la parte superiore della rete, «per garantire la vita vegetativa dell’albero».
Ricapitolando: in un mese la Procura non ha effettuato alcun intervento sull’albero sotto sequestro, alla faccia della rapidità, e ora hanno imposto una rete aperta.
C’è da farsi qualche domanda.