Fin dalla loro «comparsa» in agricoltura, la vicenda degli ogm è stata una battaglia combattuta in maniera asimmetrica: da una parte la scienza pressoché compatta che si affannava a dimostrarne l’utilità e la non pericolosità con numeri, dati e prove. Dall’altra un composito fronte di ambientalisti veri o presunti e adoratori dei «bei tempi passati» che ha usato come uniche armi (efficacissime, peraltro…) gli slogan e le bugie. Senza tralasciare, qualche volta, la violenza (ci ricordiamo tutti i campi di mais distrutti in Friuli).
Questo tipo di battaglia si sta ripetendo tal quale per quanto riguarda le nuove tecnologie di miglioramento genetico, a cominciare dal genome editing.
L’ultimo episodio di questa piccola storia ignobile è il rapporto che l’organizzazione GM Watch ha realizzato per conto dei Verdi del Parlamento europeo. Lo scopo? Mostrare che «la maggior parte (degli scienziati europei e delle loro associazioni) rappresenta un campo limitato della scienza applicata e che molti hanno interessi materiali nell’uso commerciale della tecnologia GM in agricoltura».
Lo studio è presentato così sul sito dei Verdi europei: «Dietro la cortina fumogena. Interessi acquisiti degli scienziati dell’UE che fanno pressioni per la deregolamentazione degli ogm».
In pratica si accusano tutti gli scienziati che hanno studiato e prodotto lavori scientifici in questo campo di essere solo parte di una lobby e di difendere interessi personali. Tra gli altri si fanno i nomi, in Italia, di Roberto Defez e Michele Morgante. La loro colpa, secondo questi inquisitori, è di avere studiato il tema del miglioramento genetico e di aver divulgato i risultati raggiunti su riviste scientifiche e in pubblici dibattiti. Morgante «avrebbe una lunga storia di collaborazione con l’industria delle sementi e delle biotecnologie». E con chi doveva collaborare? Con il meccanico sotto casa?
Defez, poi, avrebbe ottenuto 5 brevetti in questo campo. Brevetti che, peraltro, sono dell’ente pubblico per il quale lavora, il Cnr. Insomma, chi non sostiene la tesi di questi ambientalisti d’accatto è un lobbysta. Loro ovviamente no.
Sotto questa notizia riportiamo il lungo e durissimo comunicato con cui la Siga (Società italiana di genetica agraria) prende posizione su questa vicenda.
Ai due ricercatori, che hanno spesso collaborato anche con L’Informatore Agrario, va la nostra totale solidarietà.
Ai Verdi del Parlamento europeo andrebbe indirizzato un solo consiglio: vergognatevi.
Alberto Andrioli