Sull’onda lunga della protesta degli agricoltori in Germania, Francia e poi in Grecia, Belgio, Paesi Bassi, Polonia, Ungheria, Slovenia, Romania e anche – fuori UE – nel Regno Unito, il 22 gennaio scorso (dopo alcune prove generali) anche gli agricoltori italiani hanno acceso i motori dei trattori contemporaneamente, in più località.
Le manifestazioni, in un crescendo, sono proseguite pure nei giorni successivi ed è lungo l’elenco delle località, dal Piemonte alla Sardegna, in cui ci sono state o sono programmate agitazioni.
La particolarità è che la protesta non è stata promossa dalle organizzazioni professionali più rappresentative. Le iniziative sono state decise – nel mix di movimentismo e spontaneismo – sui canali social dei sodalizi autonomi attivi da tempo, soprattutto del Comitato degli agricoltori traditi (Cra) che si rifà al movimento dei «Forconi» che infiammò le piazze in particolare negli anni 2012-2013 e del Gruppo trasversale agricoltori (Gta), nato in Romagna nel 2004, sull’onda della crisi dei prezzi dell’ortofrutta. Attivi pure nuovi gruppi nati per l’occasione come, ad esempio, quello degli Agricoltori silani riuniti che ha organizzato la manifestazione di Cosenza.
Solo vessilli tricolori
Nei cortei di manifestanti e trattori e nei raduni sono vietati vessilli e bandiere di partiti politici, associazioni agricole e degli stessi movimenti, si sfila solo con il tricolore. E non si vuole che la protesta venga strumentalizzata da movimenti di antagonisti che nulla hanno a che fare con l’agricoltura, come no vax, complottisti e indipendentisti, che comunque tendono a frequentare le community web della protesta verde, cercando di portare acqua ai propri mulini, oppure soffiando sul fuoco perché si assumano toni più barricaderi.
Secondo alcuni, nelle community ci sarebbero anche profili fake riconducibili direttamente alle organizzazioni professionali che proporrebbero alcune loro battaglie che, in realtà, non interesserebbero i manifestanti o comunque non sarebbero la molla che li ha spinti a recriminare.
Nelle chat quindi si denunciano il «silenzio e l’inerzia assordante» delle organizzazioni professionali e, allo stesso tempo, il pressing che svolgerebbe sui soci affinché si tengano spenti i motori dei trattori. Quanto riportato nei gruppi web, probabilmente, è dovuto all’aria controversa di euforia e sospetto che si respira; però è fuor di dubbio che la protesta in atto, diffusa e partecipata, non sta riguardando solo «cani sciolti» e barricaderi di professione, ma sta galvanizzando pure gli agricoltori con le tessere sindacali in tasca che – pur mantenendo il legame con le associazioni di appartenenza – sentono giunto il momento di esternare il malcontento.
Blocchi stradali
Pur diffusa e non coordinata, la protesta finora è stata condotta in modo pacifico, ma gli animi si stanno esacerbando e ci sono stati disagi per i cittadini per le arterie stradali invase dai trattori e per alcuni blocchi di cui il più eclatante è stato quello a Orte (Viterbo) al casello autostradale dell’A1.
Non sono univoche le rivendicazioni. Certo sotto accusa ci sono:
- la politica green dell’Europa che riduce la produttività e aumenta i costi aziendali,
- i contributi per non coltivare,
- gli inasprimenti fiscali, il caro-carburanti,
- la burocrazia opprimente.
Ma il malessere è più profondo e diffuso, e riguarda il ruolo dell’agricoltore come anello debole della filiera. Non convincono gli organismi di gestione dell’offerta come organizzazioni di produttori, consorzi e cooperative.
Opprimono la scarsa redditività, le difficoltà a far quadrare i bilanci, le criticità settoriali come quelle dell’ortofrutta (in particolare per pere, kiwi, agrumi). Intanto arriva agli agricoltori la solidarietà dei movimenti di pescatori e autotrasportatori, che registrano un analogo e diffuso malcontento. Gli agricoltori non vogliono fermarsi e non si fermeranno a breve. Pur nei distinguo hanno un obiettivo comune: portare la protesta e i trattori a Roma per sventolare le bandiere tricolori sotto i palazzi del potere.
Gaetano Menna
Articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2024