La foto risale ai primi anni 90 e mostra sullo stesso palco i presidenti delle tre principali organizzazioni agricole (Micolini, Bocchini e Avolio). Forse fu l’ultima volta.
Da almeno due decenni la rappresentanza del mondo agricolo viaggia su strade separate, Coldiretti da una parte e tutti gli altri dall’altra, ma raramente si era avuta una dimostrazione così plateale di questa divisione: a Lecce, lo scorso 9 marzo, due cortei contemporanei per chiedere sostanzialmente le stesse cose.
Da una parte circa un migliaio di «gilet arancioni» che chiedevano «ulteriori risposte da Governo e Regione Puglia, dopo le prime parziali misure contenute nel dl emergenze» e «maggiori risorse che permettano agli agricoltori di coprire i danni causati dall’epidemia».
Dall’altra qualche migliaio in più di manifestanti con le bandiere Coldiretti: «Mentre l’epidemia avanza rapidamente, il dl varato dal Governo è insufficiente, servono più risorse, un piano pluriennale e semplificazioni burocratiche». In più venivano chieste le dimissioni dell’assessore regionale pugliese Leonardo Di Gioia.
Un attacco che fa il paio con quanto affermato dal presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini che, con toni che non si sentivano da anni, ha detto: «Il decreto sulle emergenze in agricoltura è una scatola vuota con molti obiettivi, pochi strumenti e ancor meno risorse, che delude le grandi aspettative che aveva generato nelle imprese duramente colpite da calamità senza precedenti su comparti strategici, dall’olio d’oliva agli agrumi».
Da parte sua il ministro Gian Marco Centinaio non ha risposto direttamente alle critiche. Su Twitter il ministro ha postato un commento in cui dice: «Accetto critiche da tutti. Non da chi in questi anni non ha fatto niente per risolvere i problemi». Un ovvio riferimento ai Governi precedenti, ma forse non solo.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2019
Di fronte ai problemi mondo agricolo sempre più diviso
di A. Andrioli
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