Strategia Cereal Docks: agricoltori al centro

Cereal Docks Jesolo 2022 Otre 500 tra contoterzisti e agricoltori hanno partecipato alla 1ª edizione della giornata in campo dedicata a innovazione, sostenibilità e mercati organizzata da Cereal Docks

[informazione dalle aziende]

«La pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno evidenziato inequivocabilmente il valore strategico per il Paese e per l’intera Europa dell’agricoltura»: è iniziata con queste parole di Mauro Fanin, presidente di Cereal Docks, storica azienda vicentina attiva nel settore della prima trasformazione di cereali e oleoproteaginose, la prima edizione della giornata in campo dedicata a innovazione, sostenibilità e mercati, organizzata dal Dipartimento Agronomico dell’impresa di Camisano Vicentino lo scorso 22 luglio nell’azienda agricola Cà Felicita (Jesolo), recentemente entrata nell’orbita del Gruppo.

Fine di un’illusione

«La globalizzazione aveva incentivato la visione utopica − ha proseguito Fanin − di un mondo dove la circolazione e la disponibilità di derrate alimentari erano scontate. La realtà ha dimostrato l’infondatezza di questa percezione. Ma la storia di Cereal Docks è diversa: fin dalle origini abbiamo coltivato un legame speciale con gli agricoltori che per noi non sono fornitori, ma partner insieme ai quali crescere».

Nasce da qui l’idea della giornata in campo con oltre 500 tra contoterzisti e agricoltori e più di 30 aziende produttrici di sementi, mezzi tecnici, soluzioni digitali e sistemi robotizzati per l’agricoltura di precisione.

Agromeccanici e agricoltori hanno potuto assistere a dimostrazioni dal vivo, dialogare con i produttori di mezzi tecnici all’interno delle aree espositive e partecipare a momenti di confronto tecnico sull’agricoltura e l’evoluzione dei mercati.

L’intervento di Mauro Fanin, presidente di Cereal Docks, all’evento tenutosi il 22 luglio scorso nell’azienda agricola Cà Felicita (Jesolo)

Le richieste dei mercati

A tal proposito Giorgio Dalla Bona, ceo di Cereal Docks International, ha evidenziato la dipendenza dell’Italia dalle importazioni, per circa il 55% del fabbisogno dell’aggregato tra grano tenero e duro, orzo, mais e semi di colza, girasole e soia.

Dalla Bona ha poi stigmatizzato la posizione della Cina che da sola detiene il 69% degli stock mondiali di mais e il 51% di quelli di grano.

Al contempo, ha affermato Amedeo Reyneri dell’Università di Torino, l’Italia dal 1960 a oggi ha perso 3 milioni di ettari di seminativi, ovvero più del 50%! Così l’industria di trasformazione nazionale è costretta a utilizzare grano duro e tenero che percorre mediamente rispettivamente 3.300 km e 1.200-2.300 km.

Le sfide per gli agricoltori

Eppure i consumatori europei chiedono prodotti sempre più sostenibili. Le grandi industrie di trasformazione − ha dichiarato Dalla Bona − pretendono materie prime caratterizzate da tracciabilità, sostenibilità e qualità certificate: la strada è segnata e non si tornerà indietro.

Infatti, la Commissione europea, nonostante gli effetti sui mercati della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina, non intende derogare agli obiettivi della strategia Farm to Fork (riduzione del 50% degli agrofarmaci e del 25% dei fertilizzanti), fissati in risposta alle istanze dei cittadini europei, anche se numerosi studi rilevano il rischio di una contrazione della capacità produttiva dell’agricoltura UE del 10-15%. E i mutamenti climatici certo non aiutano a contenere i costi di produzione e ad aumentare le rese a ettaro.

Gli agricoltori si trovano quindi a dover affrontare una sfida complessa che impone, da un lato, di ridurre gli input e, dall’altro, di aumentare le rese per preservare la competitività delle produzioni e rispondere all’aumento della domanda mondiale.

L’alleanza con gli agricoltori

Tale sfida, secondo Reyneri, si vince solo con l’innovazione a 360 gradi: da quella agronomica a quella organizzativa. La prima passa attraverso l’agricoltura di precisione e digitale, l’impiego di strumenti di supporto alle decisioni (DSS) e l’adozione delle biosolution (strumenti di biocontrollo, biostimolanti). La seconda è rappresentata dagli strumenti di integrazione di filiera (contratti di coltivazione o di filiera), dalla gestione sovra-aziendale dei terreni agricoli e dalla produzione di specialty.

Cereal Docks vuole stabilire un’alleanza con gli agricoltori per percorrere insieme la strada dell’innovazione: unica via per raggiungere l’obiettivo dell’intensificazione produttiva sostenibile. Per questo, ha dichiarato Fanin, abbiamo pensato a strumenti come Sistema Green, Mantegna Accademy e il nuovo Dipartimento Agronomico di Cereal Docks coordinato da Andrea Pietrobelli.

Sistema Green rappresenta già da 10 anni la soluzione sviluppata da Cereal Docks per certificare la tracciabilità e la sostenibilità delle filiere di cereali e semi oleosi, coinvolgendo oltre 11.000 aziende agricole del Nord e Centro Italia.

Ora, Cereal Docks rafforza il suo ruolo di anello di congiunzione tra agricoltura e industria attraverso il nuovo Dipartimento Agronomico e Mantegna Accademy, che hanno il compito di proporre iniziative di formazione sui temi dell’Agricoltura 4.0 e delle nuove tecniche agronomiche più rispettose della fertilità del suolo, della biodiversità e delle risorse idriche.

L’azienda agricola Ca’ Felicita, recentemente entrata nell’orbita del Gruppo Cereal Docks

L’azienda agricola Ca’ Felicita (oltre 250 ettari coltivati a seminativi e vigneto) diventerà un laboratorio a cielo aperto nell’areale dedicato a frumento, soia e girasole per sperimentare tecniche di Agricoltura 4.0 e digitale, per valutare tempi e modalità di semine, irrigazione, concimazione e raccolta.

Attraverso queste conoscenze Pietrobelli stima possibile un risparmio medio del 30% di acqua, del 15% di fitofarmaci e del 15% del tempo dell’imprenditore, perché la digitalizzazione consente di gestire al meglio anche l’organizzazione dell’azienda agricola.

www.cerealdocks.it – info@cerealdocks.it