La decisione del Consiglio Ue di sanzionare la Giunta militare che ha preso il potere con un colpo di stato in Myanmar è stata interpretata in Italia come uno stop alle esportazioni di riso del Paese asiatico.
In realtà le cose non sembrano stare così. Il comunicato ufficiale parla di «sanzioni contro 10 persone e due società a controllo militare, Myanmar Economic Holdings Public Company Limited ( MEHL ) e Myanmar Economic Corporation Limited ( MEC )».
Più avanti il Consiglio Ue chiarisce che «le misure restrittive, che ora si applicano a un totale di 35 persone e due società, includono un divieto di viaggio e un congelamento dei beni. Inoltre, ai cittadini e alle società dell’UE è vietato mettere fondi a disposizione delle persone e delle entità elencate».
«Restano in vigore – si aggiunge – anche misure restrittive dell’UE preesistenti. Questi includono un embargo su armi e attrezzature che possono essere utilizzate per la repressione interna, un divieto di esportazione di beni a duplice uso per l’uso da parte dell’esercito e della polizia di frontiera, restrizioni all’esportazione di attrezzature per il monitoraggio delle comunicazioni che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e il divieto di addestramento militare e di cooperazione militare».
Da nessuna parte si parla di blocco dell’export o di sospensione delle clausole commerciali di favore attualmente in vigore.
È vero che dalla Myanmar Economic Corporation dipende la gran parte delle esportazioni di riso prodotto localmente ma non è automatico che il blocco dei beni nelle banche europee interrompa le esportazioni di riso.