Nuova puntata, lo scorso 15 novembre, del difficile rapporto tra l’agricoltura e la trasmissione Report: su Rai3 è andato in onda un servizio che ha messo sul banco degli imputati, senza possibilità di replica, gli agricoltori che in provincia di Viterbo praticano la corilicoltura convenzionale e l’industria dolciaria Ferrero, accusati di minare la biodiversità, avvelenare l’aria e inquinare le falde, financo arrivando a prosciugare le fonti.
Si è trattato di un servizio chiaramente di parte, con una sentenza pronunciata prima ancora di avviare il processo, che ha messo alla berlina gli agricoltori che producono nel rispetto delle normative di legge, ma che «obbligano» i cittadini a uscire di casa addirittura con le maschere antigas.
La realtà, dicono i fatti, è un’altra, ma Report vuole raccontare la sua favola bella e non ascolta ragioni.
Alla redazione di Report le spiegazioni della Ferrero, puntualizzate in una nota inviata all’emittente televisiva, non interessano; poco importa che sia stato avviato un progetto condiviso con Ministero e Regioni che coinvolge cooperative e organizzazioni di produttori per la diffusione della coltivazione del nocciolo in Italia per far fronte alla domanda crescente di frutta secca.
Che ci siano interessi economici che animano l’iniziativa è fuor di dubbio, ma ricercare il profitto nel rispetto delle regole non dovrebbe esser considerato un reato.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 39/2021
In Tv va in onda il processo farsa al nocciolo
di E. Zuccaro
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