Prime stime dei danni da cambiamento climatico in Trentino

Nei primi mesi del 2024, l’agricoltura trentina ha subito pesanti ripercussioni a causa di condizioni climatiche estremamente avverse. L’inverno è risultato il più caldo di sempre comportando per alcune colture un anomalo riposo invernale. La primavera meteorologica è stata caratterizzata da ritorni di freddo nelle ultime settimane di aprile e da precipitazioni eccezionalmente abbondanti. Questo quadro climatico senza precedenti ha evidenziato la crescente vulnerabilità del settore agricolo di fronte alla ormai chiara crisi climatica, alla problematica della destagionalizzazione e un cambio di habitat che può compromettere le rese produttive anche nei nostri territori se non pianifichiamo progressivamente misure di conoscenza e strategie di adattamento.

Dai dati forniti da Meteotrentino possiamo evincere come le precipitazioni nella provincia di Trento siano state il doppio del normale. “Un’analisi delle temperature e delle precipitazioni osservate in questa prima parte dell’anno, dal primo gennaio a fine giugno 2024, sull’area della provincia di Trento, con confronto rispetto alla norma climatica 1991-2020, evidenzia precipitazioni il doppio del normale e temperature più alte della norma, in particolare nelle minime giornaliere”, sottolineano gli esperti di Meteotrentino, per citare un esempio, nella stazione meteorologica di Trento Laste le piogge primaverili hanno raggiunto quasi 500 mm, rispetto a una media storica di circa 220 mm.

La verifica dei danni nel nostro territorio – ha dichiarato Marica Sartori, direttore di Co.Di.Pr.A. – è partita nelle zone colpite dal gelo, ma anche nelle altre zone dove le condizioni avverse delle ultime settimane di giugno e le recenti grandinate hanno portato problemi in termini di potenziali danni qualitativi al prodotto.

La conta dei danni

Il primo dato previsionale da verificare a fine stagione quantifica gli effetti negativi sulle produzioni del territorio trentino in una forbice tra i 25 e i 35 milioni di euro.

L’uva, secondo le dichiarazioni di Sartori, è il prodotto meno colpito a livello dell’intero territorio provinciale, seppur si conferma un quadro di danni importanti in alcuni micro-areali come Vallagarina, Vallelaghi e Valsugana, principalmente in caso di forme di allevamento “basse” come il Guyot. Meno colpita, anche nelle zone sensibili, la tradizionale forma di allevamento trentina, la pergola.

Per quanto riguarda le mele – ha proseguito Sartori – si segnalano danni significativi in Val di Sole, nella zona dell’Alta Val di Non e in quella del Contà, zone che sono state particolarmente colpite dall’ondata di gelo del 25 aprile. Al di fuori della Val di Non, escludendo specifici appezzamenti o micro aree, i danni di tipo quantitativo e qualitativo sono limitati. Per quanto riguarda in generale la Val di Non, la ricostruzione operata dal confronto delle risultanze dei nostri tecnici e dei periti delle Compagnie di assicurazione vede una previsione di riduzione di produzione in misura significativa negli appezzamenti posti nell’alta Val di Non, in particolare nei Comuni di Novella (escludendo Revò e Cagnò dove i danni sono più lievi), Borgo D’Anaunia, Dambel e Romeno e nella zona del Contà. Danni importanti, invece, limitati agli apprezzamenti “depressi” nelle zone dei Comuni di Villa D’Anaunia e Predaia. Danni in generale più contenuti e limitati nella bassa Val di Non. Ad appesantire ulteriormente la situazione, una grandinata si è abbattuta sul comune di Cles in Val di Non il 21 luglio, causando danni alle colture locali.

Nell’epicentro dell’evento, la grandine ha colpito in alcuni meleti duramente, compromettendo ulteriormente le già provate coltivazioni di mele.

Le condizioni meteo avverse degli ultimi mesi, caratterizzati da piogge incessanti, hanno causato notevoli problemi alla fienagione. Gli agricoltori hanno spesso incontrato difficoltà nel trovare periodi di bel tempo che permettessero loro di entrare nei campi e condurre la fienagione nel momento ottimale. Questo ha comportato perdite significative sia nella qualità che nella quantità del fieno e del foraggio.