Pony di Esperia, il cavallo che difende i monti dagli incendi

Mandria di Pony di Esperia al pascolo

Tra le attività volte a tutelare e valorizzare la biodiversità agricola del Lazio (LR 15/2000), l’Arsial ha avviato negli ultimi anni numerosi progetti volti a preservare l’erosione genetica del patrimonio zootecnico autoctono regionale. Tra le 24 razze animali a oggi iscritte nel registro di tutela (Registro Volontario Regionale), è compreso anche il Pony di Esperia, un cavallo di piccola taglia allevato sui crinali impervi e rocciosi dei monti Aurunci e dei monti Ausoni.

Esemplare di Pony di Esperia

Il pony di Esperia è frutto di una selezione naturale molto rigida che ne ha plasmato le forme, rendendolo estremamente rustico. Per via delle dimensioni ridotte, è considerato un pony e si presenta con manto morello e arti robusti ma sottili, capace di resistere al freddo e di sopravvivere con quel poco che ricava dall’ambiente in cui vive. L’eleganza delle forme e dei movimenti e la nevrilità del carattere tradiscono un contributo genetico probabilmente remoto e ormai ben integrato e stabilizzato di sangue orientale. Durante la Seconda guerra mondiale le mandrie brade di questi pony hanno rischiato l’estinzione a causa dei continui bombardamenti e dei ripetuti passaggi di truppe.

A oggi, le mandrie contano poche centinaia di capi, e continuano a essere allevate allo stato brado sfruttando pascoli vallivi e montani secondo periodiche transumanze verticali. Nonostante questi piccoli custodi della montagna abbiano ultimamente dato ottimi risultati nell’addestramento da sella, dimostrando buone attitudini al salto ostacoli, il loro impiego sportivo è limitato e la loro sopravvivenza a rischio. Un nuovo ruolo che potrebbe determinarne la sopravvivenza consiste invece nello sfruttamento delle loro abitudini alimentari. Il Pony di Esperia infatti si nutre di vegetazione spontanea, compresa l’ampelodesma, una pianta che un tempo era raccolta per fabbricare stuoie e cordami, ma che oggi rappresenta un facile innesco per gli incendi. Il controllo della diffusione di questa specie erbacea attraverso il pascolamento potrebbe rivelarsi strategica per controllare la propagazione del fuoco soprattutto in considerazione della gravità dei fenomeni dolosi che vede coinvolta la dorsale degli Ausoni-Aurunci, ricchi di biomassa incendiabile ed esposti all’azione di forti venti marini.

Pony di Esperia allevati allo stato brado

Lo Studio del comportamento alimentare del Pony di Esperia nelle comunità vegetali ad Ampelodesmos mauritanicus, condotto da Arsial, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale del Lazio 2014-2020, Misura 10 “Pagamenti Agro-Climatico-Ambientali”, Sottomisura 10.2 “Sostegno per la conservazione, l’uso e lo sviluppo sostenibile delle risorse genetiche in agricoltura”, Operazione  10.2.1 “Conservazione delle risorse genetiche vegetali e animali in agricoltura” (CUP F85B18003830009)  in collaborazione con Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università degli Studi della Tuscia (DAFNE), tra il 2020 e il 2021, ha avuto come scopo la verifica della capacità del Pony di Esperia di contenere, tramite l’attività di pascolamento, alcune specie erbacee ad elevata funzione di innesco, riducendo la biomassa erbacea incendiabile sui versanti massimamente esposti all’azione del fuoco.

In particolare, la ricerca ha riguardato la stima del valore nutrizionale dell’ampelodesma a diversi stadi fenologici, la valutazione dell’appetibilità e l’eventuale i derivante dal pascolamento, con specifico riferimento all’Habitat “5330 – Arbusteti termo-mediterranei e predesertici” nella sua variante “32.23 – Garighe dominate da Ampelodesmos mauritanicus”, confrontando aree con forme di disturbo diverse (incendio e abbandono).

 

Prodotto realizzato con il contributo del PSR Lazio 2014/2020 – Tipologia di Operazione 10.2.1 – Periodo Transitorio 2021/2022.