La Commissione europea ha pubblicato la risposta alla richiesta del Consiglio UE di dati e valutazioni aggiuntive sull’impatto della proposta di regolamento Sur (Sustainable use of pesticides regulation) sul settore agricolo. Scrive, fra l’altro, la Commissione che: «questi studi indicano che i maggiori impatti si verificano su colture che hanno una rilevanza limitata per la sicurezza alimentare e dei mangimi, come vite, luppolo e pomodoro».
Luca Rigotti, presidente del gruppo di lavoro vino del Copa-Cogeca, commenta: «l’analisi non aggiunge nulla di significativo rispetto alla precedente e sembra sottovalutare l’importanza di colture come l’uva, il luppolo e i pomodori, sostenendo che non sono essenziali per la sicurezza alimentare europea».
Questo approccio è tacciato di «insostenibile leggerezza» da Rigotti, per il quale non tiene conto dell’intero universo economico e sociale che ruota attorno a queste colture. Gli agricoltori e le cooperative vinicole hanno compiuto sforzi considerevoli per ridurre l’impatto sull’ambiente del settore, ma non vogliono che obiettivi irrealistici minino l’intera economia.
«La Commissione europea è pronta a sacrificare produzioni alla base della dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, ritenute meno importanti pur di portare avanti la propria irrealistica proposta di dimezzare l’uso di fitofarmaci» denuncia la Coldiretti.
«Secondo la commissione la proposta non porterebbe alcuna minaccia alla sicurezza alimentare, intesa come disponibilità di cibo, nonostante tutti gli studi realizzati persino da concorrente commerciali come gli americani, dicano il contrario. Ma soprattutto esprime il concetto per cui alcune produzioni sarebbero più sacrificabili di altre in quanto ritenute ‘meno importanti’».
«Una vera assurdità se si pensa che il pomodoro è l’ortaggio più consumato in Europa, tal quale e come derivati (passata, polpa, pelati, sughi), e l’uva, sia da tavola che trasformata (in vino, succhi, distillati) è una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale».
«Un indirizzo – conclude Coldiretti – che tradisce ancora una volta l’approccio incomprensibile della Commissione europea al cibo, inteso come tradizione, distintività, qualità, ma anche una mancanza di visione rispetto alla possibile penalizzazioni di settori di punta dell’economia europea, con drammatici effetti sull’occupazione».