Stipulare una polizza agevolata in agricoltura è ancora troppo complicato e ciò ostacola un maggiore ricorso a questo strumento, tanto più ora che la pandemia di Covid-19 e le conseguenti misure di contrasto alla diffusione del virus hanno rallentato la macchina amministrativa e l’operatività dei Caa.
Secondo Massimo Piva, vicepresidente di Cia Ferrara, le assicurazioni sarebbero essenziali, ma l’introduzione dei Pai, i piani assicurativi individuali, ha creato un sistema che le rende inadeguate per garantire il reddito.
In sostanza, nella definizione dei piani assicurativi si valutano le rese degli ultimi 5 anni e in base a quelle si calcola il valore da assicurare. Ma se in quegli anni l’azienda ha subito perdite colturali a causa di fitopatologie, gelate o grandinate, le rese si ridurranno gradualmente, impedendo agli agricoltori di assicurare le produzioni reali.
Ma oltre al Pai – è l’opinione di Gianluigi Zucchi, presidente del Condifesa di Bologna e Ferrara – c’è anche il problema dei parametri massimi stabiliti dal Piano ministeriale di gestione dei rischi in agricoltura 2020, di cui chiede un adeguamento.
I livelli attuali – dice Zucchi – rappresentano i vecchi valori di contribuzione fissati per le polizze agevolate che risarcivano con soglia di danno al 30%. Ora la soglia è al 20% ed è naturale che un 10% di maggiorazione di risarcimento debba essere contabilizzato, altrimenti il costo andrà coperto ancora una volta dagli agricoltori.
Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 18/2020
Troppa burocrazia frena la stipula delle polizze agricole
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