«Fermare la diffusione della Peste suina che mette a rischio la sopravvivenza di 31.000 allevamenti italiani e un comparto che vale 20 miliardi di euro l’anno che occupa 100.000 persone nella filiera dei salami, mortadella e prosciutti». È quanto chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, in occasione della protesta a Roma in piazza SS. Apostoli contro l’invasione dei cinghiali.
Le misure fin qui adottate o ipotizzate, dalle recinzioni elettrificate a piani di sterilizzazione, non hanno portato a risultati significativi sulla riduzione dei cinghiali, denuncia Coldiretti, secondo la quale servono azioni più incisive, come gli abbattimenti, fondamentali per la sicurezza dei cittadini e la salute degli animali negli allevamenti.
Sul tema si era espresso il giorno precedente anche il sottosegretario alla salute Andrea Costa: «Abbiamo dato indicazioni a tutte le Regioni di predisporre dei piani per una sensibile riduzione dei cinghiali fino al 50% in alcune Regioni, vi è la proposta di un decreto che mi auguro venga approvato in tempi stretti per allungare il periodo venatorio in Italia da 3 a 5 mesi».
«Non ho paura a dire che i cacciatori sono i nostri alleati» sottolinea Costa. «L’eccessiva presenza di cinghiali sul nostro territorio nazionale è un’emergenza, purtroppo la contrapposizione ideologica di questi anni tra ambientalisti-animalisti da una parte e cacciatori dall’altra ha prodotto un disequilibrio ambientale che oggi dev’essere ripristinato attraverso l’intervento dell’uomo».
«I piani regionali per il depopolamento dei cinghiali partono da subito, bisogna partire subito, in Piemonte abbiamo già abbattuto oltre 2.000 cinghiali» ha risposto Costa a una domanda dei cronisti sull’apertura della caccia durante l’estate.