Per l’olio extra vergine italiano si prospetta un’annata ancora più avara di quanto si prevedeva a settembre: è quanto emerge dall’aggiornamento previsionale elaborato da Ismea e Unaprol, secondo cui la campagna 2020-2021 dovrebbe attestarsi a 255.000 tonnellate, con un calo del 30% rispetto allo scorso anno, quando si produssero 366.000 tonnellate.
Non siamo ai minimi storici del 2018 e del 2016, quando si scese sotto le 200.000 tonnellate, ma resta un dato che si allontana sempre più dalle medie di dieci anni fa, stabilmente sopra le 500.000 tonnellate.
A condizionare la raccolta 2020 è soprattutto l’alternanza tra anno di carica e di scarica al Sud, dove Puglia, Calabria e Sicilia, da sempre le regioni maggiori produttrici, fanno registrare contrazioni rispettivamente del 43%, 38% e 15%.
Al Centro Nord si confermano, invece, le previsioni piuttosto rosee di inizio autunno, con incrementi a doppia cifra in Toscana (31%), Umbria (70%) e Liguria (100%) e dell’8% nel Lazio.
In generale, comunque, ci si attende in tutta la Penisola un olio di qualità grazie all’ottima fioritura, a condizioni meteo non avverse e ai limitati attacchi della mosca olearia.
Per quanto riguarda il mercato, fa notare Ismea, le nuove misure adottate dal Governo per l’emergenza coronavirus che interessano la ristorazione impatteranno su un settore già provato duramente dal lockdown totale della primavera scorsa e solo in parziale ripresa negli ultimi mesi.