Scrivere il Piano strategico nazionale, dal quale si potranno effettivamente individuare le conseguenze derivanti dalla riforma della Pac da poco approvata, e inviarlo a Bruxelles entro il prossimo 31 dicembre sarà una bella sfida per le istituzioni nazionali, le Regioni e le Province autonome e non sarà facile per le organizzazioni di rappresentanza degli interessi economici e sociali partecipare proficuamente alle fasi di programmazione.
Molte decisioni sull’utilizzo dei nuovi strumenti della politica agraria necessitano di approfondite valutazioni preventive, con accurate analisi del contesto di partenza e studi di impatto sulle diverse opzioni possibili. Il rischio è di arrivare a decisioni frettolose, a scelte che tendano a mantenere lo status quo, evitando di assumere posizioni innovative e con una adeguata visione delle problematiche da affrontare.
Per oltre due anni, in Italia ci si è concentrati sull’andamento del negoziato politico a Bruxelles, sottovalutando la portata innovativa insita nel new delivery model, nella programmazione strategica unitaria a livello nazionale e nella nuova governance della Pac.
Ora è arrivato il momento dell’assunzione delle responsabilità e di mettere sul tavolo idee originali per gli interessi del sistema agricolo e agroalimentare del Paese.