La Polizia di Stato di Latina ha compiuto oggi un’operazione nei confronti di un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento del lavoro e al caporalato ai danni di centinaia di stranieri impiegati in lavori agricoli in «condizioni disumane».
Sei gli arrestati, tra i quali un sindacalista e un ispettore del lavoro, e ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale.
I lavoratori erano costretti a lavorare 12 ore al giorno e a iscriversi al sindacato. Il tutto a fronte di una retribuzione inferiore alla metà rispetto a quella prevista dal contratto collettivo nazionale e all’ubbidienza di regole disumane senza la garanzia dei più elementari diritti.
All’organizzazione che sfruttava centinaia di migranti, circa 500, sono stati sequestrati beni (terreni, case, depositi, auto) per 4 milioni e la somma di 500.000 euro. I migranti per essere trasportati nei campi venivano ammassati anche in 20 su furgoni con una capienza di otto posti.
Al centro dell’indagine sono finite due società, una che si occupava di trasportare i lavoratori stranieri nelle aziende agricole delle campagne pontine, l’altra che somministrava invece il lavoro occupandosi di reclutare i migranti.