Invece di fare chiarezza, la sentenza della Corte di giustizia europea che ha equiparato dal punto di vista regolamentare la mutagenesi e le moderne tecniche di ingegneria genetica agli ogm sta creando nuove tensioni sul fronte dell’innovazione varietale. Almeno a leggere quanto sta succedendo in Francia alla vigilia della semina del colza.
La Confederation Paysanne (Cp), una delle organizzazioni che con il suo ricorso ha portato l’argomento all’attenzione della Corte UE, ad agosto ha scritto una lettera aperta ai «colleghi coltivatori di colza» per metterli «in guardia contro le varietà Clearfield» finora tranquillamente coltivate in tutta Europa.
Secondo l’interpretazione del sindacato francese, la sentenza della Corte stabilisce che queste varietà debbano «rispettare le normative europee sugli ogm, quindi essere valutate ed etichettate» come tali.
Come evidenzia il presidente della Società italiana di genetica agraria Mario Pezzotti, «con questa sentenza l’Europa lancia un messaggio di paura verso l’innovazione in agricoltura e sancisce l’assoggettamento di una tecnologia innovativa a una direttiva vecchia di 17 anni, ormai obsoleta e inadeguata, che non poteva prevedere ambiti non ancora esplorati dalla ricerca scientifica». E i danni saranno gravissimi: «Le piccole e medie imprese agricole, che contavano sull’accesso a tecnologie a basso costo – rileva Pezzotti – sono impossibilitate ad utilizzarle e partecipare allo sviluppo di prodotti agricoli più rispettosi dell’ambiente, sostenibili, qualitativamente migliori e a prezzi competitivi, anche per quell’agricoltura biologica fatta di varietà tradizionali che tanto avrebbero bisogno di essere dotate di caratteristiche di resilienza e di pregio. Ugualmente subirà una battuta d’arresto anche la ricerca pubblica del settore».
Ogm o non ogm? Ecco i danni di una sentenza
29 Agosto 2018