Salgono le aspettative per il nuovo Piano olivicolo nazionale, per il quale si parla di uno stanziamento complessivo di risorse pari a oltre 500 milioni di euro, un importo davvero importante, grazie al quale possono essere messi in campo interventi di peso per rilanciare il settore.
L’obiettivo centrale del Piano è l’aumento della capacità produttiva, sia agendo su nuovi impianti olivicoli, sia attraverso la modernizzazione degli oliveti esistenti e il recupero di quelli distrutti dall’infezione di xylella. A tale riguardo, il Masaf evidenzia come sia ancora disponibile una dotazione di 120 milioni di euro del vecchio piano xylella, che quindi sono pronti per essere utilizzati a sostegno dei progetti presentati dalle singole aziende.
Le linee guida che ispirano l’impostazione del nuovo Piano olivicolo sono la modernizzazione, la riduzione dei costi di produzione, l’efficienza economica e la sostenibilità. Oltre a prestare attenzione verso i sistemi olivicoli che già oggi sono performanti, il Piano prende in considerazione gli oliveti a rischio di abbandono. Non si conosce al momento il modo di affrontare tale criticità, né l’entità dello sforzo che si intende mettere in campo. Le prossime settimane saranno cruciali per definire le modalità di azione, tenuto conto della rilevanza del tema e delle proposte formulate negli ultimi mesi da organismi come Italia Olivicola e Città dell’Olio.
Ma nel Piano vi sono altri assi privilegiati di intervento, come la ricerca e l’innovazione, gli interventi per il mercato (aggregazione dell’offerta, interprofessione) e i programmi di promozione sui mercati, per migliorare la comunicazione e favorire il comportamento d’acquisto da parte del consumatore.
Dopo la pausa estiva inizierà una fase di intenso confronto nei tavoli tecnici e politici per mettere a punto i dettagli dell’operazione e per individuare il percorso per la prima applicazione del Piano che dovrebbe iniziare verosimilmente nel 2025.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 26/2024
Piano olivicolo avanti tutta
Per leggere l’articolo completo abbonati a L’Informatore Agrario