[La parola agli esperti]
La campagna maidicola 2025 si sta avvicinando e molti dei quesiti in questi giorni riguardano la pratica del diserbo che ha visto nella scorsa annata l’ultimo anno di impiego di uno dei capisaldi delle strategie di pre-emergenza, S-metolaclor.
La revoca di questo erbicida, le limitazioni all’impiego di terbutilazina e gli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici (alternanza di periodi di forte siccità ed elevata piovosità) avranno un impatto sulle strategie di diserbo che giocoforza andranno modulate in funzione delle infestanti presenti.

«S-metolaclor − spiega Claudio Cristiani, responsabile settore agronomico e centro di saggio di Consorzi Agrari d’Italia – appartenente alla famiglia delle cloroacetamidi, è stato per anni alla base delle strategie di diserbo di pre-emergenza contro le infestanti graminacee da seme. Inoltre, risultava molto utile nella lotta alle ciperacee tra cui Cyperus esculentus, specie perennante in continua espansione in numerosi areali maidicoli italiani. A differenza di altre molecole appartenenti alla stessa famiglia, infatti, si caratterizzava per una maggiore stabilità dei risultati assicurando garanzie superiori nel lungo periodo».
Particolarmente significativo risulta poi l’impatto sugli ecotipi resistenti di giavoni (Echinochloa crus-galli, in primis) in particolare agli erbicidi ALS (inibitori dell’aceto-lattato sintetasi) in diffusione negli areali prossimi a risaie di Lombardia, Piemonte e Ferrarese, verso i quali S-metolaclor dava garanzie di efficacia grazie al differente meccanismo d’azione.
«I giavoni – evidenzia Cristiani – soprattutto in alcuni areali e in presenza di ecotipi resistenti possono rappresentare una delle maggiori criticità a seguito della revoca di S-metolaclor.
Per assicurare una loro gestione risulterà fondamentale integrare le strategie di pre-emergenza a interventi specifici in post-emergenza con il rischio però di appesantire i costi di gestione».

«Guardando in particolare alle ciperacee – spiega Mirco Fabbri dell’Azienda agraria dell’Università di Bologna – problematica particolarmente sentita nelle aree costiere del Veneziano e del Ferrarese e nelle zone golenali, la revoca di S-metolaclor ha un impatto non solo sulle strategie di diserbo del mais ma anche sulle colture in successione».
L’altra criticità nel diserbo del mais è rappresentata dalle restrizioni di impiego di terbutilazina che a seconda delle etichette dei diversi formulati possono essere sia di tipo temporale (utilizzo sullo stesso appezzamento) che spaziale (superficie interessata al trattamento).
«Con queste limitazioni – sottolinea Fabbri – risulta problematica la gestione di alcune infestanti chiave in grado di competere con la coltura, come ad esempio le poligonacee, Acalipha, Bidens e Galinsoga. Anche in questo caso risulta fondamentale rivedere le strategie di diserbo, ottimizzando sia le strategie di pre-emergenza sia quelle di post-emergenza anche precoce.