Nuove prospettive per il diserbo del mais

[La parola all’esperto]

Aldo Ferrero, Università di Torino

La flora infestante del mais è in costante evoluzione a seguito della pressione di selezione esercitata da cambiamenti climatici, dell’evoluzione delle pratiche agronomiche e di un quadro normativo fitoiatrico che ha portato a restrizioni d’impiego e/o revoche di alcune molecole ampiamente impiegate in particolar modo nelle strategie di pre-emergenza. Tra queste, la revoca di S-metolachlor, erbicida a prevalente attività graminicida, il cui impiego è terminato dallo scorso mese di luglio, costituisce sicuramente una importante criticità nel diserbo del mais, ma non solo.

«S-metolachlor – spiega Aldo Ferrero, professore presso l’Università di Torino – in associazione a terbutilazina ha rappresentato per anni l’abbinamento ideale nel diserbo del mais di pre-emergenza, assicurando al contempo un miglioramento delle performance degli erbicidi impiegati in miscela. Oggi, a seguito della sua revoca, per attuare una corretta strategia occorre conoscere attentamente la composizione floristica, le tecniche agronomiche e la presenza di popolazioni resistenti».

«Guardando alla composizione floristica – evidenza Ferrero – tra le monocotiledoni oggi, anche a seguito della revoca di S-metolachlor, le criticità sono prevalentemente appresentate dalle ciperacee, con Cyperus esculentus, una specie perennante persistente e in costante espansione, e da alcune specie graminacee in progressiva diffusione e con popolazioni resistenti, quali i giavoni (Echinochloa crus-galli), Panicum dichotomiflorum, Setaria spp. in progressiva diffusione, e Digitaria sanguinalis frequentemente diffusa nei terreni leggeri. Particolare attenzione richiede il Sorghum halepense da seme e soprattutto da rizoma, sicuramente l’infestante chiave per il mais, essendo in grado di condizionare le tecniche di intervento e le scelte dei prodotti».

«Tra le dicotiledoni – continua Ferrero – le criticità, invece, sono rappresentate da Amaranthus spp., Chenopodium spp. e Solanum nigrum e nelle situazioni di semine anticipate le poligonacee; non vanno poi dimenticate in specifiche situazioni Sinapis arvensis e altre crucifere, Abutilon theoprasti, Acalipha virginica, Xanthium strumarium, oltre alle poliennali Convolvulus, Cirsium arvense, Calystegia ed Equisetum».

In un contesto caratterizzato da questo complesso quadro malerbologico, dove si è notevolmente contratto il numero di prodotti a duplice valenza graminicida e dicotiledonicida, e dove esistono limiti legislativi introdotti dalla nuova Pac (ad esempio, nell’applicazione dell’Ecoschema 4), diventa fondamentale l’integrazione delle strategie di diserbo attraverso le rotazioni, la valorizzazione della tecnica della falsa semina e una gestione in grado di ottimizzare sia le strategie di pre-emergenza sia quelle di post-emergenza anche precoce.