Con sentenza pubblicata il 18 ottobre 2019, il Consiglio di Stato annulla il prelievo supplementare imputato ai produttori di latte bovino che hanno superato la loro quota nelle campagne di commercializzazione 1996-97 e 1997-98 e non hanno beneficiato della compensazione di fine periodo.
La pronuncia è stata presa a seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea del 27 giugno scorso, con la quale si dichiarava incompatibile con il diritto comunitario il sistema utilizzato dall’Italia per attribuire gratuitamente a fine campagna le quote inutilizzate da parte degli allevatori che avevano consegnato un volume di latte inferiore alla soglia individuale disponibile.
A questo punto, la decisione passa in mano alla politica che dovrà predisporre gli interventi per conteggiare nuovamente il prelievo supplementare nel rispetto delle recenti sentenze intervenute. Si preannuncia una fase molto critica per il Ministero e per Agea.
Inoltre, non mancheranno delle conseguenze ancora tutta da valutare per le aziende che finora non sono state coinvolte nella fase di imputazione delle multe per gli eccessi di produzione, perché protette da specifiche priorità nella fase di perequazione finale dei conti.
La dichiarata incompatibilità delle normative nazionali in materia di quote latte ha del clamoroso. Prima di riprendere in mano la gestione delle singole posizioni di tutti gli allevatori interessati, sarebbe opportuno un dialogo tra le Autorità nazionali competenti e i servizi della Commissione europea, onde stabilire un percorso condiviso e tale da scongiurare ulteriori passi falsi.
Dopo gli organi giurisdizionali italiani e europei che hanno provocato la reazione soddisfatta in particolare dai produttori gravati da pesanti sanzioni e dalle organizzazioni che li tutelano, sarebbe il caso adesso che anche la politica si occupasse della vicenda, interrompendo il silenzio che dura da troppo tempo.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 40/2019
Quote latte e multe: la questione si riapre
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