Nel campo del miglioramento genetico delle specie vegetali coltivate c’è un prima e un dopo: il riferimento è alla sentenza della Corte di giustizia europea che nel luglio 2018 ha di fatto equiparato agli ogm le varietà ottenute tramite Nbt, le nuove tecnologie di miglioramento genetico, e che rappresenta un punto cruciale per quanto riguarda la ricerca scientifica in questo campo.
Su questi temi, che riguardano direttamente le produzioni agricole, ma hanno ricadute importantissime anche sugli aspetti ambientali, L’Informatore Agrario ha messo a confronto uno scienziato che di genetica si occupa per professione, Mario Pezzotti, e un politico di grande esperienza a livello europeo come Paolo De Castro, da poco rieletto a Bruxelles. Con l’obiettivo di capire quale può essere la strada migliore per arrivare a una nuova normativa europea che recepisca correttamente le novità, e le enormi possibilità, offerte dalla ricerca scientifica.
L’intero mondo scientifico ritiene che le varietà ottenute con le Nbt non sono ogm. D’altra parte, i giudici di Lussemburgo hanno una scusante: in realtà essi hanno solo valutato la normativa vigente in questa materia, cioè la direttiva 2001/18, e non è colpa loro se la norma scritta 18 anni fa non poteva giudicare e regolamentare tecniche che ancora non esistevano.
Cambiare la direttiva 2001/18 è quindi un’esigenza ampiamente condivisa dai ricercatori e dagli agricoltori, ma la politica, come si sa, segue spesso logiche diverse. Paolo De Castro lo ha chiarito subito: la Commissione europea non ha l’obbligo di cambiare la normativa sugli ogm, né tantomeno ha delle scadenze.
L’importante è fare un’opera di convincimento intelligente, sottolineando tutti i vantaggi (agronomici, economici, ambientali) delle varietà ottenute grazie alle Nbt.
Le ricadute positive, infatti, potrebbero essere enormi: con le varietà resistenti alle malattie, ad esempio, si ridurrebbe drasticamente la quantità di agrofarmaci necessaria attualmente con tutti i conseguenti benefici ambientali.
E vogliamo parlare della biodiversità? La vera speranza per conservare tante specie destinate alla scomparsa sta proprio nell’uso delle nuove tecnologie. Grazie alla precisione che le caratterizza potrebbero renderle migliori salvaguardandone nello stesso tempo le caratteristiche positive, a cominciare da quelle organolettiche.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 24-25/2019
Miglioramento genetico, tutti sperano nella nuova Commissione UE
di A. Andrioli
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale