«Nell’intera Sicilia Centro-orientale le stime indicano una perdita produttiva complessiva di grano duro tra il 70 e il 90%», sottolinea Giovanni Gioia, presidente nazionale dei Giovani agricoltori di Confagricoltura.
Emanuele Nobile, dirigente Coldiretti e presidente di Anacli, l’associazione degli allevatori delle razze bovine Charolaise e Limousine italiane, aggiunge un altro tassello a questo quadro desolante: «Abbattere parte del bestiame o assistere a una lenta agonia degli animali: questa è stata la scelta crudele a cui sono stati costretti molti allevatori».
La viticoltura vulcanica alle pendici dell’Etna sembra aver trovato una sua via per resistere, spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio vitivinicolo Etna doc. «Le vigne più vecchie, quelle che hanno radici profonde, hanno dimostrato una straordinaria capacità di adattamento. Hanno attinto alle riserve d’acqua presenti nel sottosuolo, superando i periodi più aridi, invece le nuove vigne hanno sofferto di più e sono state necessarie irrigazioni di soccorso».
La situazione è drammatica anche in Sardegna, come evidenzia Giuseppe Patteri, presidente di Copagri Sardegna: «La Regione si è attivata per portare acqua con le autobotti, ma è urgente intervenire con altre misure emergenziali, come i voucher per l’acquisto di foraggi e sementi».
«A causa della siccità – fa presente Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia – prevediamo un calo delle rese di almeno il 50% per ortofrutta, uva e grano e del 60% per olive e olio.
Dall’emergenza alla pianificazione
Massimo Gargano, direttore generale dell’associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi), denuncia l’assurdità della situazione: «Non possiamo più permetterci di fare affidamento solo sulle piogge o sulle autobotti ed è impensabile assistere ancora a scene di allevatori costretti a sopprimere gli animali per mancanza d’acqua. In un Paese sviluppato come il nostro esistono tutte le soluzioni per prevenire queste situazioni». Ribadisce quindi la necessità di agire su quattro fronti: manutenzione, infrastrutturazione, innovazione e una nuova cultura dell’acqua.
Anbi e Coldiretti hanno presentato un piano per la realizzazione di 10.000 piccoli e medi invasi entro il 2030 che, oltre a garantire la disponibilità idrica, produrranno energia rinnovabile grazie all’installazione di impianti fotovoltaici e idroelettrici galleggianti.