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Trinciato di mais in quantità, ma anche di qualità, per alimentare l’impianto aziendale di biogas da 1 MW. Questa l’esigenza principale di Giorgio Tinarelli, titolare della Soc. agr. Tima nel Vercellese: «Per la mia azienda, inoltre, è fondamentale poter contare su ibridi di mais con uno stay green elevato; devo gestire la raccolta su 300 ettari e le tempistiche sono relativamente lunghe».
Oltre all’ibrido altri due fattori entrano in gioco per i migliori risultati dal trinciato: il terreno e il meteo. «Per quanto riguarda il suolo – sottolinea Tinarelli –, lavorando in precision farming da diversi anni, ne conosciamo bene la variabilità in termini di fertilità. Ad esempio, su due appezzamenti distanti meno di 7 km il terreno cambia moltissimo, ma anche all’interno dello stesso appezzamento, perché i terreni sono alluvionali. Le mappe di raccolta ci aiutano molto in questo senso, in più utilizziamo anche i droni per la rilevazione dell’NDVI. Sono molto favorevole alle innovazioni tecnologiche in campo e anche per questo quando Syngenta mi ha proposto di provare il protocollo MaxiMaize ho accettato subito. Ogni annata è diversa dall’altra dal punto di vista meteorologico, per cui credo che avere una combinazione di diversi ibridi nello stesso appezzamento sia una risposta efficace alla variabilità del meteo, ma anche del suolo. Ibridi diversi si traducono in diverse risposte ai differenti scenari, per cui, semplificando, dove uno risponde meno bene l’altro dovrebbe compensare rispondendo meglio. Questo è il primo anno di prova, vedremo come andrà, ma sono fiducioso».
L’obiettivo di Tinarelli, quindi, è ottenere trinciato di mais adatto alle sue esigenze, ma soprattutto con caratteristiche qualitative stabili: «Raccogliamo da 180.000 a 200.000 q di mais ogni anno e avere omogeneità in quello che porto nelle trincee significa alimentare in modo costante l’impianto di biogas, quindi avere costanza anche nella resa energetica».