Sulla Gazzetta Ufficiale n. 21 del 26 gennaio è stato pubblicato il nuovo dpcm di programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio italiano, il cosiddetto decreto flussi, che fissa a 82.705 la quota annuale, in aumento rispetto alle 69.700 dell’anno precedente.
L’emanazione del decreto – osserva Confagricoltura – è particolarmente importante per il settore agricolo, in cui continua a registrarsi una forte difficoltà a reperire manodopera disponibile e adeguatamente qualificata e dove la componente dei lavoratori stranieri ha assunto ormai una dimensione strutturale che presenta un’incidenza superiore a tutti gli altri settori produttivi.
Per quanto riguarda le quote per lavoro stagionale, attese principalmente nelle campagne, queste – sottolinea Coldiretti – ammontano a 44.000 unità (erano 42.000 lo scorso anno) delle quali 1.500 sono riservate alle nuove richieste di nullaosta stagionale pluriennale, quote che di fatto consentono all’impresa negli anni successivi di non essere vincolata ai termini di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del dpcm per avere accesso all’autorizzazione.
Delle 44.000 quote destinate al lavoro stagionale, la metà sono riservate alle associazioni datoriali agricole. Si tratta di un numero in crescita rispetto all’anno precedente (14.000).
Alcune quote sono riservate ai lavoratori di Paesi con cui entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria, a quelli che abbiano completato programmi di formazione nei Paesi di origine e alle richieste presentate dalle organizzazioni professionali dei datori di lavoro che assumono l’impegno a sovraintendere alla conclusione del procedimento di assunzione dei lavoratori.
Il nuovo decreto sarà anche l’occasione per sperimentare il superamento del nullaosta, sostituito da una comunicazione allo sportello unico per l’immigrazione da parte del datore di lavoro contenente la proposta di contratto di soggiorno per lavoro subordinato. Si prevede peraltro che il datore di lavoro interessato abbia previamente verificato presso il Centro per l’impiego competente l’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale prima di assumere lavoratori non comunitari dall’estero.
Una norma che in agricoltura rischia di trasformarsi in un appesantimento burocratico per le imprese costrette a fare i conti nei campi con le esigenze di tempestività imposte dai cambiamenti climatici e dalla stagionalità delle produzioni. Coldiretti auspica pertanto che tale richiesta non valga per i lavoratori stagionali agricoli.