Da due mesi ormai si discute del problema della carenza di manodopera nei campi con il rischio di compromettere la campagna di raccolta delle produzioni ortofrutticole primaverili: un danno enorme per gli agricoltori che apre le porte all’import dai principali Paesi produttori concorrenti del made in Italy sui mercati mondiali. Il Ministero dell’agricoltura non è stato capace di rispondere alle esigenze delle imprese, per questo abbiamo interpellato il sottosegretario Giuseppe L’Abbate.
Sottosegretario, è urgente disporre dei provvedimenti in grado di soddisfare la domanda di manodopera delle aziende agricole.
Certamente. Questo è il nostro compito. Come Ministero dell’agricoltura dobbiamo consentire al tessuto produttivo di trovare la manodopera necessaria a svolgere le operazioni colturali stagionali. Ovviamente nel pieno rispetto della dignità umana e dei diritti dei lavoratori.
Tuttavia la questione morale e sociale legata alla presenza sul territorio nazionale di immigrati non regolarizzati deve essere risolta attraverso provvedimenti che non possono essere quelli focalizzati sulla carenza di manodopera stagionale. L’accordo raggiunto rappresenta un buon compromesso per l’emersione del lavoro svolto al di fuori della legalità, un obiettivo raggiunto anteponendo il dialogo e il confronto che ha superato gli steccati delle posizioni ideologiche per cercare di dare una risposta alla problematica. Senza sconti e cadeau per nessuno.
Come ho sempre sostenuto, però, la regolarizzazione degli immigrati rappresenta una delle soluzioni alla mancanza di manodopera stagionale.
Allora quali sono le proposte sul tavolo?
Possiamo agire su quattro piani. Quello della regolarizzazione è senz’altro uno di questi e riguarderà i lavoratori agricoli giunti in Italia attraverso il decreto flussi che alla scadenza del permesso di soggiorno non sono poi rientrati nei loro Paesi di origine. Essendo affluiti nel nostro Paese attraverso un percorso regolare, i dati anagrafici di questi soggetti e il tipo di occupazione svolto è nota alle amministrazioni pubbliche pertanto ogni controllo risulta possibile e relativamente semplice. Si tratta in più di manodopera che è già stata occupata in agricoltura e quindi in possesso di un certo livello di professionalità.
L’avvio di una piattaforma telematica per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, peraltro già realizzata e potenzialmente operativa in pochi giorni in base alle rassicurazioni del ministro del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo. In base agli elenchi pubblicati da Inps in Italia abbiamo circa 350 mila stagionali in agricoltura che non raggiungono la soglia delle 51 giornate lavorate necessaria per ottenere il sussidio di disoccupazione. È ragionevole pensare che questi soggetti possano essere interessati a trovare altre opportunità di lavoro aumentando così la disponibilità di manodopera per le imprese.
La predisposizione di norme che consentano a chi percepisce il reddito di cittadinanza, il sussidio per la cassa integrazione o di disoccupazione di accettare offerte di lavoro temporaneo senza perdere gli aiuti. In tal senso il ministro Catalfo si è già espressa favorevolmente.
In fine favorire l’apertura di corridoi verdi in collaborazione con le organizzazioni di settore. Mi riferisco alla proposta avanzata ad esempio da Paolo Bruni, presidente del Cso. Secondo Bruni la gran parte della manodopera stagionale attiva nel nord Italia proveniente dai Paesi dell’Est Europa come Polonia e Romania è costituita da lavoratori fidelizzati per i quali gli imprenditori dispongono di residenze dedicate. Questo consentirebbe un accesso controllato dal punto di vista sanitario di questi lavoratori che potrebbero essere sottoposti a tampone accompagnati al lavoro nei campi in gruppi inizialmente chiusi e poi, una volta verificata la negatività al Covid-19 impiegati nei campi con maggiore libertà.
Questo mix di iniziative garantirebbe la disponibilità di manodopera necessaria?
Credo che l’insieme di queste misure possa adeguatamente venire incontro alle esigenze delle imprese. Inoltre non va sottovalutata la dimensione temporale: tutte le azioni elencate hanno tempi di realizzazione rapidissimi, che evitano quelle procedure amministrative, tutt’altro che immediate, che rischiavano di mostrare i loro effetti sulla disponibilità di manodopera solo dopo l’estate.