Le modifiche genetiche ottenute con alcune biotecnologie di ultima generazione che potrebbero verificarsi anche in modo naturale o mediante incrocio tradizionale non dovrebbero essere soggette allo stesso regime di autorizzazione, valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura degli ogm, ma a una semplice notifica. È quanto prevede la bozza del regolamento sulle nuove tecniche del genoma (Ngt, anche note come Tea in Italia) che dovrebbe essere pubblicata il 5 luglio.
Una nuova regolamentazione sulle piante modificate geneticamente era stata annunciata nel 2020 come parte della Strategia Ue Farm to Fork per dare agli agricoltori varietà più sostenibili, ad esempio resistenti ai parassiti e con meno necessità di utilizzare agrofarmaci, o capaci di garantire le stesse rese con meno fertilizzanti o acqua.
L’Ue propone di non cambiare le regole sugli ogm, che risalgono al 2001, ma di aggiornarle alla luce dei progressi delle nuove biotecnologie, riservando un trattamento a parte per due nuove tecniche, cisgenesi e mutagenesi mirata. Questi metodi, infatti, non implicano l’utilizzo di Dna estraneo alla pianta, come la transgenesi degli ogm, e possono introdurre modifiche in certi casi indistinguibili da quelle che potrebbero verificarsi in natura o con metodi di selezione e incrocio tradizionali.
Nelle bozze di regolamento, secondo quanto riferisce l’ansa, si stabilisce che l’impiego di piante ottenute da nuove tecniche deve essere vietato per il biologico e che le varietà non considerate utili alla sostenibilità, come quelle tolleranti agli erbicidi, siano considerate simili agli ogm tradizionali.
Nella consultazione della Commissione Ue, le autorità pubbliche e tutto il settore alimentare, dall’industria sementiera agli agricoltori, hanno chiesto l’aggiornamento delle regole. Contrarie le ong, il settore bio e i produttori con etichetta “ogm-free”, che avrebbero preferito applicare le regole attuali anche al nuovo biotech.