Le piante modificate geneticamente con due nuove tecniche, che presentano mutazioni semplici, cioè simili a quelle che possono essere ottenute con l’incrocio tradizionale o possono accadere in natura, saranno soggette a un iter di autorizzazione veloce, senza le regole di tracciabilità ed etichettatura degli ogm. È la proposta della Commissione europea presentata nell’ambito del pacchetto sull’uso sostenibile delle risorse naturali. Le piante prodotte con le stesse tecniche ma con modifiche più complesse, invece, continueranno a essere equiparate agli ogm
Le nuove tecniche genomiche oggetto della deroga sono la cisgenesi e la mutagenesi mirata, che la Commissione considera strumenti per la sostenibilità, in quanto consentono in tempi relativamente brevi di sviluppare varietà vegetali migliorate, resistenti agli eventi meteo estremi e ai parassiti, con rese più elevate e che richiedono minor uso di fertilizzanti e pesticidi.
La proposta della Commissione prevede anche di istituire un registro delle varietà prodotte con queste tecniche, per garantire la trasparenza, e un solido monitoraggio degli impatti economici, ambientali e sociali dei prodotti derivati.
Per Confagricoltura le proposte di sviluppo delle tecniche genomiche presentate dalla Commissione UE al Parlamento di Bruxelles rappresentano un importante cambio di passo, che riporta l’Europa al centro del dibattito sulla ricerca scientifica applicata al settore agricolo. L’iniziativa della Commissione mira a fare, finalmente, chiarezza sulla differenza tra le nuove tecniche genomiche (NGT) e gli organismi geneticamente modificati (OGM). Dissipando, così, quelle ambiguità che hanno costretto al palo l’intero settore della ricerca europea.
La proposta – secondo Confagricoltura – è un cambiamento di approccio al tema della transizione ambientale: la sostenibilità non può essere perseguita soltanto con divieti e limitazioni, ma è necessario dare agli agricoltori valide alternative e strumenti che permettano di ridurre l’uso di fitofarmaci e lo sfruttamento delle risorse naturali senza intaccare le produttività delle proprie aziende.
La divulgatrice scientifica e presidente della FNP Proteoleaginose di Confagricoltura, Deborah Piovan, ha dichiarato: “L’Unione Europea ha imboccato la strada giusta manifestando la volontà di riconoscere l’importanza della ricerca di specie vegetali resistenti alle conseguenze del cambiamento climatico. L’applicazione di queste tecniche permetterà di fronteggiare molte delle attuali minacce alla capacità produttiva nazionale: dalle malattie fungine derivanti da eccessive precipitazioni e alluvioni, alla siccità e alla salinità del suolo e delle acque fluviali.
Adesso l’auspicio è che l’iter di approvazione di una legge che regolamenti tali tecniche proceda spedito e si concluda, come annunciato, entro i primi mesi del 2024. L’impegno assunto dalla Spagna nel suo semestre alla guida del Consiglio UE, ad avviare un focus sul tema nel prossimo settembre, fa ben sperare che il dossier possa approdare in au