Pioggia e neve non riescono più a sanare il deficit idrico dell’Italia. Lo afferma l’Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) il cui Osservatorio sulle risorse idriche certifica «l’impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali».
L’esempio più evidente, spiega l’Anbi, sono i grandi laghi del Nord (la più grande riserva idrica del Paese), tutti sotto media e la cui percentuale di riempimento è perlopiù inferiore a quella del gennaio 2022, che fu preludio a una straordinaria stagione siccitosa.
L’annata appena cominciata «allo stato attuale, si annuncia idricamente più difficile del già complesso 2022, soprattutto in regioni settentrionali, fulcro dell’economia agroalimentare italiana» dice il presidente dell’Anbi Francesco Vincenzi, ricordando «a un’opinione pubblica e a una politica distratte, che il cibo è irriguo e che la qualità del made in Italy, ma anche la sovranità alimentare, dipendono dalla disponibilità d’acqua».