«Innovazione, ricerca e formazione sono le parole chiave per il futuro dell’agricoltura italiana che si trova già ora ad affrontare grandi sfide, a partire dal cambiamento climatico fino alla sicurezza alimentare, dalla globalizzazione che riduce i margini di reddito delle imprese fino al riconoscimento della giusta remuneratività delle filiere produttive, sostenute anche dal ministero con uno stanziamento di oltre 300milioni di euro». Così il sottosegretario per le Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate, intervenendo oggi a Fieragricola alla tavola rotonda del convegno «Oltre il campo: l’innovazione per far crescere le filiere agricole», promosso da L’Informatore Agrario in partnership con Cereal Docks.
All’evento, organizzato per fare il punto sullo stato della catena produttiva italiana dei cereali e che ha messo a confronto i principali protagonisti industriali, fari puntati sulla strategicità del settore che, per Ettore Prandini, presidente Consorzio Agrario del Nordest e Coldiretti nazionale: «Deve ritornare centrale, adottando una visione complessiva anche di carattere economico.
Per troppi anni – ha proseguito Prandini – abbiamo ragionato per comparti stagni, realizzando così politiche di filiera separate che ci hanno indebolito». Il settore, che nei primi dieci mesi del 2019 ha visto aumentare le importazioni a volume dell’1,7% sullo stesso periodo del 2018, «potrà ritornare a vincere solo se si attuerà una politica di programmazione agricola a medio e lungo termine, superando gli interventi spot. In questo quadro – ha concluso il presidente -, gli accordi di filiera possono avere una valenza fondamentale se improntati all’efficienza e al riconoscimento della giusta remuneratività di tutti gli operatori implicati».
Sul ruolo centrale delle commodity agricole si è soffermato Mauro Fanin, presidente Cereal Docks: «In un momento in cui il settore sembra sopito, in realtà le economie emergenti, Cina in primis, stringono accordi atti a garantire l’approvvigionamento. Le materie prime hanno un valore strategico per tutto il comparto agroalimentare – ha proseguito Fanin – e l’Italia non può essere deficitaria in misura del 55%. Quando le filiere agroalimentari sono costrette a dipendere sempre di più dalle materie prime estere si espone a rischi di approvvigionamento in caso di cambiamento del programma produttivo mondiale».
Dalle Dop alla zootecnia, la cerealicoltura ha un ruolo centrale. E se per Cesare Baldrighi, Origin Italia e Consorzio tutela Grana Padano, «serve mantenere il più alto valore delle denominazioni di origine e nel contempo ampliare il mercato; due obiettivi, questi, che vanno portati avanti di pari passo», per il presidente di Assalzoo, Marcello Veronesi «l’approvvigionamento domestico è una garanzia anche per la sicurezza alimentare del Paese e per l’economicità delle produzioni italiane».
Alla tavola rotonda de L’Informatore Agrario, “incursione” anche sul Green New Deal e la Pac con l’ammonimento di Prandini e del sottosegretario L’Abbate per i quali: «Le risorse della Pac non vanno spostate su altri capitoli di spesa come il Green Deal».