Dopo lo stop imposto dal Covid, Arsial ha ampliato la partecipazione ad eventi e manifestazioni di settore che si svolgono in Italia e all’estero, coinvolgendo le aziende agricole; ora ha già annunciato la presenza alle edizioni 2023 del Vinitaly a Verona e di ProWein a Düsseldorf. Lo ha sottolineato il presidente di Arsial, Mario Ciarla, nella video-intervista a L’Informatore Agrario.
Uno dei compiti primari dell’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio attiene proprio alla promozione del made in Lazio. «Partecipiamo alle fiere agroalimentari internazionali e nazionali più importanti da Biofach di Norimberga a Fruit Logistica di Berlino, da Anuga di Colonia, a Cibus di Parma. E ancora, a livello nazionale, siamo presenti a Tuttofood di Milano ed al Salone del Gusto di Torino, abbiamo fortemente voluto l’anteprima romana di Terra Madre di Slow Food».
Insomma il Lazio agroalimentare e del vino è attivamente presente alle kermesse di settore, da un lato per far conoscere e valorizzare le produzioni regionali, ma dall’altro anche per favorire l’export, consentendo agli imprenditori agricoli laziali di partecipare ad incontri di affari e B2B.
Promotion e business marciano in sintonia, però – ci ha detto il presidente Ciarla – «cerchiamo di metterci quel qualcosa in più che è un po’ di anima e di pensiero, che si è sviluppato in questi due/tre anni; perché ci sono fasi della storia in cui tutto scorre continuo ed altre in cui avvengono delle “discontinuità”, come in questo ultimo triennio che – tra la pandemia prima e la guerra tra Russia ed Ucraina poi, la crisi energetica che ne è conseguita, l’aumento del costo delle materie prime – hanno messo a dura prova il settore agricolo ed alimentare. Per non dimenticare la lunghissima siccità che ha fatto sentire i suoi effetti in particolare, ma non solo, sul comparto zootecnico».
Promozione, business, ma anche anima e pensiero: Arsial vuole impegnarsi per un consolidamento ed una ripartenza del sistema produttivo laziale.
Mario Ciarla, nell’intervista, ha ricordato anche come l’impegno di Arsial non si sia mai fermato, neppure nella fase del lockdown e della pandemia, quando le fiere di settore non si sono potute tenere. Prontamente ha dirottato i fondi della promozione per interventi di solidarietà, anzi – come ha detto – di “doppia solidarietà”. «Siamo stati attenti in quel periodo molto complicato a un’azione di solidarietà, destinando i fondi che avevamo in bilancio per la promotion, agli empori della solidarietà, agendo in collaborazione con la Caritas».
In questo modo – ci ha spiegato il presidente di Arsial – i prodotti agroalimentari del Lazio (tra l’altro quelli del fresco, e quindi deperibili, come le verdure) hanno trovato una collocazione remunerata. Ciò ha consentito, ad aziende ancor più in difficoltà come quelle di Amatrice e delle aree del terremoto del 2016, a continuare a lavorare nonostante tutto. Ma anche per le aziende costiere, laddove non c’era più il traino del turismo, l’intervento di Arsial è stato provvidenziale. Allo stesso tempo si è dato un aiuto concreto a 5-6mila famiglie romane in difficoltà e povertà acuite dal lockdown. Con un investimento di 1 milione di euro a “doppia solidarietà”.
Ha ragione Ciarla: non si può prescindere da “anima e pensiero” per le strategie di supporto al sistema agricolo regionale.