Il settore dell’agriturismo italiano, tra i più colpiti dalle conseguenze dell’epidemia del coronavirus, chiede al Governo che vengano messe in atto misure concrete per alleviare i danni.
Agriturist, l’associazione agrituristica promossa da Confagricoltura, sottolinea che «Oggi nessuno sa prevedere l’evoluzione e quando sarà possibile la riapertura delle attività, ma è chiaro che il riavvio sarà molto lento e la ripresa non sarà facile. Per questo Agriturist chiede una consistente riduzione dei tributi comunali riferiti alla Tari e all’Imu fino al 31 dicembre 2021, periodo minimo necessario per ricostruire l’immagine turistica italiana».
Le attività agrituristiche italiane che sono state costrette a interrompere il loro lavoro per l’emergenza coronavirus sono 23.615 (dati Istat).
Agriturist chiede ai comuni, per il periodo di inattività, di esentare le imposte Tari ed Imu attribuite all’agriturismo autorizzato; inoltre chiede la riduzione del 70% delle imposte Tari ed Imu nel periodo che decorrerà dalla riapertura delle attività fino al 31 dicembre 2021 e di rinviare i pagamenti Tari ed Imu al mese di dicembre 2020, previa rimodulazione degli importi.
A livello nazionale Agriturist stima una perdita di oltre 800 milioni di euro, solo per attività di ristoro e ospitalità, ai quali sono da aggiungere i mancati incassi di fattorie didattiche, degustazioni, vendite dirette.