Dopo mesi di confronti a tutti i livelli, su alcune scelte fondamentali per l’applicazione della Pac post 2022 nel nostro Paese i giochi sembrano ormai fatti.
Tra le questioni date per acquisite c’è la decisione di mantenere i titoli storici che saranno opportunamente ricalcolati entro il prossimo anno, con una verosimile riduzione del loro valore iniziale, prima della convergenza, che oggi può essere valutata intorno al 50%.
Altra scelta definita è la rinuncia ad armonizzazione il valore dei titoli entro il 2026 per applicare, come accaduto nel periodo 2015-2020, una convergenza di tipo parziale, con la massima perdita del 30% per i diritti individuali di maggiore valore unitario e un tetto massimo fissato a 2.000 euro.
Ulteriore elemento che pare ormai certo è l’utilizzo alla massima intensità consentita del sostegno accoppiato (15% di cui il 2% almeno da riservare alle colture proteiche). Pertanto, dal 2023, saranno disponibili 544 milioni di euro annui per aiuti specifici a produzioni zootecniche e vegetali che si ritiene soffrano una situazione di fragilità.
Rispetto a oggi, la dotazione per questo intervento cresce del 20%. Si sta andando verso la conferma degli stessi settori beneficiari dell’attuale regime, con l’aggiunta degli agrumi, della soia e delle leguminose e con un incremento importante di risorse a favore del grano duro (da 74 a 95 milioni di euro) e del riso (da 30 a 76 milioni di euro).
Tra le questioni ancora aperte rimane invece l’impostazione dell’importante regime ecologico, che è stata modificata più volte da agosto in avanti, anche perché su questa partita si giocano le ricadute in termini di effetto redistributivo delle risorse finanziarie tra settori, territori e tipologie di aziende.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 42/2021
Pac, prime certezze sulle scelte italiane
di E. Comegna
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale