«Sleale vuol dire sleale, sempre». Con questo slogan agricoltori, industria del bio, imprese della trasformazione, sindacato dei lavoratori dell’agricoltura, associazione europea dei marchi, appoggiano le modifiche al testo originario sulle pratiche sleali nel commercio messe sul tavolo dalla Commissione agricoltura dell’Europarlamento, relatore Paolo De Castro e che, ovviamente, non piacciono alla gdo.
L’oggetto del contendere è il divieto a prassi correntemente utilizzate da alcune centrali di acquisto e supermercati, soprattutto in certi Paesi europei, come i pagamenti ritardati di mesi per prodotti deperibili, azioni di promozione che scaricano i costi sui fornitori, cui si fa anche pagare per gli sprechi avvenuti nei locali e per responsabilità di chi acquista.
Il testo originario limitava il campo d’azione delle norme solo alle piccole e medie imprese fornitrici di non pmi, ma gli emendamenti proposti lo amplierebbero.
«Non solo se una pratica commerciale è scorretta lo è sempre, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda – spiega De Castro – ma abbiamo compiuto tanti sforzi in questi anni, con l’Omnibus per esempio, a sostegno dell’aggregazione degli agricoltori per varare ora una norma che esclude le Organizzazioni dei produttori o entità associative più grandi? Non avrebbe senso. Come non capisco i timori della gdo: se non usano pratiche scorrette non hanno nulla da temere».
La gdo europea contro le norme sulle pratiche sleali nel commercio
13 Settembre 2018
