L’instabilità politica costa cara agli italiani e soprattutto al sistema economico del Paese. Con il cambio di Governo, nella maggioranza dei casi, cambiano i ministri, l’operatività dei ministeri subisce un rallentamento e i decreti ministeriali attuativi, che rendono immediatamente applicabili le leggi, subiscono ritardi.
Esempi recenti di queste conseguenze, riguardanti direttamente o indirettamente anche l’agricoltura, non mancano, per giunta aggravati dalla pandemia in corso, che ha rallentato i lavori parlamentari e la funzionalità dei ministeri. È il caso della legge sul contenimento del consumo di suolo (l’avanzare dell’urbanizzazione che sottrae terreni all’agricoltura): proposta nel 2012, è stata nuovamente discussa fra il 2013 e il 2018 (e approvata dalla Camera), per poi «ricominciare» l’iter parlamentare nell’attuale legislatura, che si chiuderà, è augurabile con la definitiva approvazione di un buon testo, nel marzo 2023.
Il Ministero delle politiche agricole fa i conti con la necessità di dare effetto a provvedimenti già approvati dal Parlamento, emanando i previsti decreti attuativi, cui nelle leggi si fa sempre più spesso rinvio; non è impresa facile, perché ad alcuni «arretrati» (ad esempio il Testo unico sul vino, il Testo unico in materia di foreste e filiere forestali) si aggiunge il più corposo lavoro regolamentare riguardante il ripetersi dei «Ristori» per fare fronte alla crisi Covid-19, e la legge di bilancio 2021, dove ci sono molte norme che riguardano l’agricoltura. Per non parlare della pianificazione della spesa dei 209 miliardi del Recovery Fund, come articolata nel Recovery Plan che, dopo l’approvazione del Parlamento, dovrà essere poi presentato all’Unione Europea entro il prossimo 30 aprile. Per questi e tanti altri motivi l’Italia ha bisogno, ora più che mai, di un Governo stabile.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2021
Leggi e decreti attuativi in ritardo, frutti amari dell’instabilità politica italiana
di G. Lo Surdo
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