Le foreste italiane aumentano, con un incremento del 72,6% nel periodo che va dal 1936 al 2015 (più 4,9% dal 2005 al 2015); e arrivano a coprire il 36,4% della superficie nazionale, circa 10,9 milioni di ettari. E, insieme all’indotto, creano occupazione per 400.000 persone.
Questa è la fotografia scattata dal «Primo rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale» (RaFItalia), presentato oggi al Mipaaft in occasione della Giornata mondiale delle foreste.
Tra i punti di forza messi in evidenza dal rapporto c’è il tasso di prelievo legnoso, molto al di sotto della media europea: preleviamo annualmente dal 18 al 37% mentre la media Ue meridionale va dal 62 al 67%.
Tra gli aspetti critici c’è l’importazione di legna e legname, pari a circa 3,75 milioni di metri cubi per il grezzo e a 14,46 per il semilavorato. Tra i punti su cui lavorare di più c’è la lotta agli incendi boschivi, un fenomeno ancora preoccupante nonostante si sia ridotta la superficie media bruciata.
Secondo Raoul Romano, ricercatore del Crea, «il ruolo produttivo del bosco è fondamentale per il nostro Paese e per i servizi ambientali, sociali e culturali che solo una corretta gestione può fornire. In termini occupazionali – prosegue – si potrebbe sviluppare un indotto di oltre 300.000 posti di lavoro, in particolare per le aree rurali».
«Molto si può fare – conclude Romano – sul fronte dell’utilizzazione del patrimonio boschivo, incrementando in modo sostenibile i nostri prelievi legnosi per diminuire l’import di legna dall’estero, senza intaccare il nostro capitale naturale».