La gestione delle malerbe assume notevole importanza nelle più diffuse coltivazioni di grano duro al Centro-Sud, per assicurare standard qualitativi elevati per la tipica produzione della pasta italiana apprezzata in tutto il mondo. Il ruolo del diserbo di post-emergenza nel frumento tenero è importante anche qualora siano state effettuate applicazioni di pre-emergenza o di post-emergenza precoce per il contenimento delle infestanti perennanti, ma anche di quelle sfuggite a seguito dei più economici trattamenti precauzionali di pre-condizionamento.
Il contenimento delle malerbe viene apprezzato in ogni caso anche nelle più competitive superfici seminate con orzo o triticale.
I cereali vernini, sia per la disponibilità di erbicidi sia per l’ampia finestra di intervento, risultano particolarmente adatti per risanare i terreni dalle malerbe a foglia larga, anche a costi limitati.
La scelta delle strategie di applicazione deve tener presente la differenziazione dei meccanismi d’azione, allo scopo di ridurre la pressione di selezione di una flora infestante di sostituzione (Veronica, Geranium, cardi selvatici, ecc.) e delle popolazioni resistenti di graminacee (Avena, Lolium, Alopecurus, ecc.) e dicotiledoni (Papaver e Sinapis).
Strategie di intervento
La gestione integrata con tutte le pratiche di contenimento delle malerbe è indispensabile in particolare per le graminacee, dove le possibilità di scelta degli erbicidi sono ridotte a due soli meccanismi d’azione monosito: inibizione dell’enzima ALS (solfoniluree, triazoloni, triazolopirimidine) e dell’enzina ACCasi (arilossifenossipropionati- fop e fenilpirazoline-den).
Più di recente anche nella scelta dei dicotiledonicidi per la gestione delle malerbe in post-emergenza dei cereali vernini, si segnala la perdita di un ulteriore meccanismo d’azione con la revoca prima di ioxinil e poi di bromoxinil utilizzato per lo smaltimento delle scorte fino al 2021 (HRAC C3: inibizione della fotosintesi clorofilliana). Nonostante l’apparente elevata disponibilità di molecole erbicide, se si escludono metribuzin, diflufenican e bifenox (più propriamente utilizzati in post-emergenza precoce), la scelta dei meccanismi d’azione è molto limitata: gruppo B che inibisce l’enzima ALS e gruppo O delle auxine sintetiche (meno soggetto alla comparsa di popolazioni resistenti rispetto al B).
Le pratiche integrative alle applicazioni erbicide da incentivare per ottimizzare la gestione delle malerbe sono:
- la scelta di una corretta successione colturale che preveda l’alternanza di colture a ciclo autunno-primaverile ed estivo;
- la periodica aratura (ogni 4-5 anni) si rivela determinante per interrare i semi poco longevi delle graminacee, in particolare quelli delle popolazioni resistenti, ma anche per le problematiche infestazioni di Bromus spp., soprattutto nei terreni contigui ad aree abbandonate;
- l’appropriata gestione dei terreni nei periodi intercolturali permette di ridurre il potenziale di disseminazione, tra cui in particolare le dilaganti infestazioni di composite, compresi i cardi selvatici;
- l’epoca di semina ritardata su terreni preparati anticipatamente e l’impiego di sementi non infestate, risultano utili per devitalizzare il maggior numero di piante resistenti di Avena e Lolium, ma anche di Phalaris e Alopecurus, comprese le più difficili infestazioni di Bromus e tutte le malerbe a emergenza anticipata e di difficile gestione mediante gli erbicidi preventivi, come ad esempio Galium aparine;
- l’alternanza di erbicidi residuali multisito in grado di contrastare la comparsa di infestazioni di più difficile contenimento, nonché di popolazioni resistenti, risulta di fondamentale importanza;
- le modalità di intervento con gli erbicidi in post-emergenza vanno considerate oltre che per ottimizzare le potenzialità erbicide mediante il ricorso di irroratrici ben tarate e funzionanti, per evitare che le malerbe vengano interessate da un’insufficiente quantità di erbicida. In tal caso le epoche anticipate di intervento ottimizzano il grado di azione erbicida e permettono di ridurre la schermatura da parte della coltura («effetto ombrello»). Nel caso di una densa presenza di malerbe, può risultare necessario utilizzare irroratrici dotate di manica d’aria e fare ricorso ai più elevati volumi di acqua e di dosi erbicide additivate di bagnanti. Da evitare gli interventi ritardati all’inizio della levata fino allo stadio di botticella, se non per colture rade o diserbate in via preventiva, allo scopo di integrare il contenimento di malerbe a foglia larga perennanti o nate tardivamente.
Tratto dall’articolo in pubblicazione su L’Informatore Agrario n. 5/2022
Quali strategie per diserbare il grano in post-emergenza
di M. Fabbri, G. Campagna
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