Chi si farà carico del Green Deal europeo? La domanda viene spontanea dopo che la Commissione europea ha formalmente presentato la sua visione per lo sviluppo ecosostenibile del sistema alimentare Ue per il 2030, contenuta in due comunicazioni, una sulla biodiversità, l’altra dedicata al settore agroalimentare dal titolo «From Farm to Fork» (vedi notizia).
L’intenzione è quella di indicare una direzione e aprire un dialogo tra le parti in causa su alcune questioni che da anni sono un vero campo di battaglia: l’etichettatura degli alimenti, la chimica in agricoltura, il benessere animale e il ruolo degli allevamenti nelle emissioni di gas serra, solo per citarne alcune.
Senza la partecipazione convinta degli agricoltori molti degli obiettivi indicati nelle due comunicazioni rischiano di rivelarsi delle pie illusioni. Eppure, tra gli agricoltori c’è la diffusa sensazione di essere stati messi da parte.
A cominciare dalla forma: impossibile non notare, ad esempio, l’assenza del commissario Janusz Wojciechowski alla presentazione ufficiale delle due strategie. C’erano il vicepresidente responsabile del Green Deal Frans Timmermans, la commissaria alla salute e ai consumatori Stella Kyriakides, il commissario all’ambiente Virginijus Sinkevicius. Non Wojciechowski.
Non è solo l’evanescenza mediatica di Wojciechowski a mettere sul chi va là le organizzazioni agricole europee.
Gli agricoltori saranno i primi a sperimentare cosa vogliono dire in termini pratici obiettivi ancora senza alcun ancoraggio legislativo come la «riduzione del 50% nell’uso e nel rischio di antiparassitari» di sintesi, che entreranno nei piani strategici nazionali della Pac.
Ma l’iniziativa politica sarà in mano a Direzioni generali come l’ambiente e la salute. La sensazione degli agricoltori europei è di non poter controllare l’iter di provvedimenti che poi si sarà chiamati ad applicare sul terreno.