Il biologico italiano è arrivato a quota 19% delle superfici coltivate, superando i 2,3 milioni di ettari e avvicinandosi così sempre più al target comunitario del 25%, con una crescita nel 2022 del 7,5%, pari a quasi il doppio del tasso di incremento registrato nel 2021. Ma i consumi non tengono il passo: i dati del 2022 vedono scendere l’incidenza delle vendite bio sulla spesa agroalimentare complessiva dal 3,9% al 3,6%.
I dati sono stati diffusi a L’Aquila al convegno nazionale «Appuntamento con il bio» promosso da Ismea, nel corso del quale è stato presentato in anteprima il Rapporto «Bio in cifre», curato da Ismea e Ciheam di Bari.
Come testimoniano gli ultimi dati del Rapporto, il biologico italiano è ormai lanciato verso il target del 25% di superfici investite a bio, previsto dalla Strategia Farm to Fork al 2030, con già sei regioni che hanno oltrepassato questo traguardo, Toscana, Marche, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia.
In parallelo il numero degli operatori (produttori, trasformatori e importatori) prosegue la sua crescita a un ritmo piuttosto sostenuto, confermando l’Italia al primo posto in Europa per numero di aziende agricole biologiche certificate e sui gradini del podio anche per estensione della Sau biologica.
Il 2022 restituisce l’immagine di un settore in fermento, al centro delle politiche nazionali e comunitarie e degli investimenti degli operatori, ma con i consumi che stentano a recuperare slancio. «La spesa domestica, seppur in ripresa su un deludente 2021 – spiegano dall’Ismea – non soddisfa appieno le aspettative, crescendo a un ritmo inferiore all’agroalimentare complessivo e al tasso di ricchezza».