Nasce ufficialmente il primo storico accordo tra agricoltori e scienziati per la una nuova «genetica green» capace di sostenere l’agricoltura nazionale, difendere il patrimonio di biodiversità agraria presente in Italia dai cambiamenti climatici e far tornare la ricerca italiana protagonista in questa fase 3 dopo l’emergenza coronavirus.
La notizia dell’intesa era già stata anticipata da L’Informatore Agrario lo scorso gennaio, ma la firma è stata messa il 20 giugno a Palazzo Rospigliosi, a Roma, dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dal presidente della SIGA (Società Italiana di Genetica Agraria) Mario Enrico Pè.
Un accordo che punta a tutelare la biodiversità dell’agricoltura italiana e, al contempo, migliorare l’efficienza del nostro modello produttivo attraverso, ad esempio, varietà più resistenti, con meno bisogno di agrofarmaci e risvolti positivi in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale per far diventare l’Italia capofila in Europa nelle strategie del New Green Deal, in un impegno di ricerca partecipata anche da ambientalisti e consumatori.
Proprio per coniugare le caratteristiche di produttività, di resistenza a patogeni e parassiti, di efficiente impiego delle risorse, con quelle di elevata qualità per il consumo e per la trasformazione la ricerca agraria ha oggi a disposizione nuove tecnologie di miglioramento genetico che permettono di riprodurre in maniera precisa e mirata i risultati dei meccanismi alla base dell’evoluzione biologica naturale, raggruppate sotto la denominazione TEA (Tecnologie di Evoluzione Assistita).
Tecniche che non implicano l’inserimento di dna estraneo alla pianta. Per poter cogliere compiutamente queste nuove opportunità è necessario arrivare a una regolamentazione dei prodotti agricoli ottenuti da tali metodologie che oggi – spiegano Coldiretti e SIGA – non trovano una adeguata collocazione a livello normativo comunitario.
«In questo scenario il ruolo della ricerca pubblica è insostituibile» – dice il presidente della SIGA Mario Enrico Pè – e i genetisti agrari italiani sono ben attrezzati per contribuire efficacemente e in modo creativo alla realizzazione di un’agricoltura sostenibile e innovativa, nel solco della tradizione e dell’eccellenza del Made in Italy, svolgendo il duplice ruolo di innovatori e custodi della ricca agrobiodiversità italiana. Per questo è necessario un piano mirato di investimenti in ricerca in quanto solo la ricerca pubblica nazionale è in grado di sviluppare soluzioni su misura della nostra agricoltura e di renderle disponibili a tutti i produttori».