Frutticoltura italiana, in cerca di nuovi strumenti per un possibile rilancio

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L’Italia, per ragioni storiche, culturali, edafo climatiche, è da sempre, uno dei principali Paesi produttori frutticoli del bacino del Mediterraneo; anche se da qualche anno il settore vive una situazione di difficoltà crescenti che stanno seriamente mettendo in discussione questa leadership.

Basta analizzare l’andamento delle superfici investite in frutticoltura (drupacee e pomacee), per rendersi conto della costante diminuzione e dell’importanza del fenomeno. Circa 8.000 sono gli ettari persi nel quinquennio 2018-2022 , nella sola coltivazione del pesco e nettarine secondo elaborazioni dati FAO, 7000 nel pero, solo per citare alcuni esempi (figura 1).

Figura 1 – Evoluzione andamento superfici in frutticoltura (FAO 2022)

Per comprendere le ragioni di questo declino, è necessario dare uno sguardo alla recente evoluzione della frutticoltura europea, sia nel cambio culturale nei consumatori, nel consumo di frutta fresca, che nell’equilibrio della domanda-offerta. Tale comparto produttivo, a tal senso, avrà la intraprendenza di cogliere le sfide che tale settore frutticolo richiede?

Lo spazio commerciale ed agronomico per un rilancio in aree vocate, ed espansione in nuovi areali di produzione della frutticoltura ancora c’è in Italia; ma quali possono essere gli strumenti da adottare per farlo?

La tecnologia, ad esempio, può essere uno degli elementi di grande aiuto per vincere tali sfide; l’avvento della robotica in frutticoltura può risolvere il problema della raccolta, migliorare gli standard di qualità dei frutti raccolti ed agevolare l’analisi delle produzioni ottenibili. La frutticoltura italiana è focalizzata per il consumo fresco e richiede manodopera la cui reperibilità è scarsa, problema che si accentua nel periodo di raccolta.

Meccanizzare sembra essere la parola d’obbligo, ma con quali criteri? L’utilizzo di macchine robotizzate è strettamente correlato alla predisposizione che tali impianti debbano avere, e non viceversa.

Strutture tridimensionali non si adattano a gestioni automatizzate, sia in raccolta, che nella esecuzione delle operazioni colturali quali potatura meccanica, diradamento dei fiori e frutti ecc.

Strutture bidimensionali quali quelle a parete disordinata, sono le più efficaci in termini di gestione del controllo dei costi e di ottimizzazione dei fattori produttivi. Ma la stessa conduzione in parete da sola non basta, vedasi il caso Emilia-Romagna, se non è correlata alla introduzione di innovazioni di prodotto quali cultivar, portinnesti, genetica, antiparassitari e di processo quali pratiche agronomiche, post-raccolta, forma di allevamento etc.

Questi elementi sono fattori indispensabili perché tali modelli colturali facciano un salto di qualità e siano la chiave di volta in un settore attualmente che stenta a introdurre correttamente tali elementi.

Il cambiamento climatico ci impone di attuare serie riflessioni e la genetica applicata in agricoltura può essere un elemento di aiuto, ma deve essere uno strumento legato non solo all’introduzione di nuove varietà, ma anche al portinnesto.

L‘interazione portinnesto-varietà a volte cambia totalmente la gestione e i risultati ottenibili dal frutteto. Per citarne un esempio, la peschicoltura italiana è basata per lo più sul portinnesto GF677, licenziato negli anni 60 in Francia, e laddove la sartorialità e l’innovazione nella realizzazione dell’impianto dovrebbero essere una prerogativa, questo non può essere lasciato al caso e la scelta delle fondamenta su cui è poggiato diventa di primaria importanza.

Sul mercato sono presenti notevoli novità tecniche che meritano di essere introdotte e che possono apportare valore aggiunto in termini di pezzatura, qualità e quantità dei frutti ottenuti. Prove comparative condotte anche in Italia dimostrano che vi sono già possibili alternative, come è posto in evidenza in figura 2.

Figura 2 – Produzione e pezzatura. Dati su campo prova portinnesti triennio 2022-2024 (Sasse Rami, Veneto Agricoltura)

Sono doverose riflessioni a tutto tondo sul sistema frutticolo italiano che deve riprendere il suo carattere avanguardista e cercare di risolvere le problematiche alla radice accettando nuove sfide. Tecnologia, robotica, genetica possono essere validi strumenti di partenza per creare una inversione di tendenza del settore.

Giuseppe Rutigliano, agronomo