Innovazione, sostenibilità, economia circolare. Sono questi i temi principali della 114ª Fieragricola, la rassegna internazionale dell’agricoltura, che si è aperta oggi a Verona per chiudersi sabato 1 febbraio. Una quattro giorni storica, che quest’anno accende i riflettori sulle grandi sfide a cui l’agricoltura è chiamata a dare risposte, a partire dal Green Deal lanciato dalla Commissione Ue presieduta da Ursula von der Leyen.
Una fiera che vede numeri in crescita: dieci i padiglioni occupati da 900 espositori (+8,2% sul 2018) e 800 capi di bestiame (+14,3%): cinque padiglioni dedicati alla meccanica, tre alla zootecnia, due all’agricoltura specializzata (vigneto e frutteto) uno alle energie da fonti rinnovabili agricole e all’avicoltura, più due aree dimostrative esterne. Trenta le delegazioni estere, mentre la Croazia sarà il Paese ospite, con la partecipazione del ministro all’agricoltura Marija Vuckovic.
Nel convegno inaugurale su «Agribusiness in Africa e le relazioni commerciali con Ue e Italia: opportunità e prospettive» alla presenza del ministro delle politiche agricole, Teresa Bellanova, uno studio Nomisma ha messo a fuoco le opportunità di interscambio commerciale con un continente ad alto potenziale.
«Fieragricola ha voluto dedicare molta attenzione al continente africano – ha detto il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani nella conferenza stampa di presentazione a Roma il 22 gennaio scorso – in quanto l’agricoltura è una delle attività più rilevanti per l’equilibrio sociale di quest’area perché, oltre all’indispensabile funzione produttiva, di sostentamento e di sicurezza alimentare per le popolazioni, rappresenta anche una delle soluzioni più efficaci per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici».
Secondo lo studio dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma sull’agricoltura italiana di fronte alla sfida del Green Deal Ue, illustrato a Roma per l’occasione, l’agricoltura italiana è in forte empatia con la rivoluzione sostenibile voluta da Bruxelles per la salubrità e la sicurezza dei suoi alimenti, che detengono le percentuali più alte di prodotti privi di residui secondo i controlli dell’autorità per la sicurezza alimentare (Efsa), meglio di Francia, Spagna e Germania.
Buone notizie anche sul fronte degli sprechi, con i rifiuti alimentari pro-capite (126 kg annui) del 16% inferiori alla media Ue e in forte calo nell’ultimo decennio.
L’Italia detiene il record Ue di superficie e incidenza bio per seminativi e colture permanenti con 1,5 milioni di ettari, davanti a Francia, Spagna e Germania, mentre calano anche le emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi 20 anni per Eurostat), che incidono per il 7% sul totale delle emissioni contro il 10% della media Ue.
La sensibilità green degli agricoltori e dei prodotti italiani si evidenzia anche sull’uso di alcuni agrofarmaci e fertilizzanti, che secondo l’Ispra si sono dimezzati negli ultimi 10 anni: è il caso di insetticidi (da 1,2 kg di principi attivi ad ettaro a 0,6 kg), fungicidi (-30%), erbicidi (-20%), ma anche di azoto (-25%), anidride fosforica (-36%), ossido di potassio (-50%).
Ilaria Koeppen