«In merito alla volontà della ministra Bellanova di affrontare la questione della fauna selvatica, ci auguriamo che non sia adottata la vecchia, odiosa soluzione della condanna a morte, ma che siano trovate strade percorribili e risposte adeguate».
Questa la posizione espressa in una nota da Angelo Bonelli e Luana Zanella, rispettivamente coordinatore e membro dell’esecutivo nazionale dei Verdi, nonché esponenti di Europa Verde.
«Che si debbano tutelare le colture e il lavoro degli agricoltori è evidente – proseguono Bonelli e Zanella – ma è certamente necessario studiare e mettere in atto soluzioni compatibili con la tutela della biodiversità e della vita animale, non dimenticando che la pandemia tuttora in corso ha presumibilmente avuto origine dall’uccisione di un animale selvatico».
A fronte di oltre un milione di cinghiali (stima dell’Ispra nel 2015) che scorrazzano nei boschi, nei campi, nei vigneti e ormai anche nelle città, i due esponenti verdi hanno il coraggio di parlare di tutela della biodiversità. E stendiamo un velo pietoso sul collegamento tra uccisione di animali selvatici e pandemia da Covid-19.
«Serve una campagna di educazione ambientale, che coinvolga le comunità locali a partire da bambini e ragazzi, con un’informazione seria condotta da naturalisti, biologi, agronomi-forestali. Infine – concludono Bonelli e Zanella – riteniamo importante evitare di alimentare psicosi all’unico scopo di stimolare gli interessi più bassi e retrogradi della politica, tanto per fare audience e raccogliere i voti dei cacciatori».
Forse sarebbe più giusto dire che ad alimentare la «psicosi» sono milioni di euro di danni all’agricoltura e centinaia di incidenti stradali causati dai cinghiali, alcuni anche mortali.