«Con il via libera della Conferenza Stato-Regioni al decreto sulla distillazione di crisi rafforziamo le risposte al settore vitivinicolo e quell’eccellenza fortemente colpita dalla crisi del blocco del canale ho.re.ca. provvedimenti condivisi con il settore e con le regioni attraverso un confronto serrato, e che oggi arrivano a maturazione». Questo il commento della ministra Teresa Bellanova all’ufficializzazione della misura.
Ricordiamo che la cifra a disposizione è di 50 milioni di euro; non si tratta però di fondi aggiuntivi, bensì di «risparmi» su altre misure destinate al settore vitivinicolo.
Per richiedere l’aiuto, il produttore presenta ad Agea Op, con modalità telematica, il contratto di distillazione non trasferibile, entro il 7 luglio 2020. Ogni produttore stipula al massimo due contratti di distillazione per i volumi di vino giacenti in cantina. A garanzia del corretto conferimento del vino da avviare alla distillazione il produttore dovrà presentare apposita garanzia fidejussoria.
Il contratto prevede l’impegno del distillatore di trasformare il vino in alcool, avente almeno la gradazione di 92°, entro il 15 ottobre 2020.
In attesa della pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale e della successiva circolare Agea va specificato che ci potrebbero essere variazioni riguardo l’applicazione delle misure.
Va anche detto che si sono levate anche voci critiche a questo tipo di interventi: il professor Attilio Scienza, ad esempio, ha detto che «la crisi del mercato dei vini, soprattutto di qualità, dovuta alla chiusura dei ristoranti, dei bar, delle enoteche per Covid-19 va contrastata non con atteggiamenti di difesa quali la distillazione obbligatoria di tre milioni di ettolitri di vino, non con la vendemmia verde di 100.000 ettari di vigneto, ma con strategie positive che guardano allo sviluppo del comparto, a partire dalla programmazione e dalla promozione dei nostri grandi vini. Inoltre serve fare più comunicazione e marketing».