Disastri naturali: l’UE punta ai 588 milioni di euro dei Psr non spesi

parlamento bruxelles

La Commissione europea sta per presentare una proposta per utilizzare i fondi non spesi dello sviluppo rurale 2014-2022 per dare ristoro agli agricoltori colpiti da disastri naturali. L’iniziativa, che coinvolge anche i fondi di coesione 2021-2027, prende le mosse dalla promessa fatta il mese scorso dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen alle regioni alluvionate dell’Europa centrale e orientale e al Portogallo messo in ginocchio dagli incendi.
Secondo le stime fatte dalla Commissione per quei Paesi, le risorse a disposizione per il solo sviluppo rurale sarebbero 588 milioni. Ma la misura non è riservata solo a quei Paesi e altri potranno farvi ricorso.
Le misure eccezionali nel fondo per lo sviluppo rurale sono simili a una delle iniziative di emergenza introdotta nel 2020 per sostenere gli agricoltori dell’UE durante la pandemia da Covid-19. Come in quel frangente, la nuova proposta dalla Commissione consente ai Paesi dell’UE di utilizzare i fondi non spesi nell’ambito del
Feasr 2014-2022 per fornire liquidità ad agricoltori, silvicoltori e piccole-medie imprese di trasformazione alimentare colpite da calamità naturali verificatesi a partire dal 1° gennaio 2024.
Il sostegno, interamente finanziato dal bilancio UE, non supererà i 42.000 euro per beneficiario e sarà erogato in un’unica soluzione fino al 31 dicembre 2025. Secondo la bozza, le misure si applicheranno in base alla nuova interpretazione di «forza maggiore», che prevede procedure semplificate per gli Stati, per raccogliere le domande di assistenza.
Le Autorità nazionali potranno indicare come beneficiarie le aziende di intere aree nelle quali il disastro è avvenuto, senza doversi obbligatoriamente basare sulle singole domande.
La bozza introduce anche flessibilità sulla soglia di «non regressione», introdotta in un regolamento del 2020 che ha prolungato la programmazione dello sviluppo rurale 2014-2020. Secondo il principio di «non regressione» le Autorità nazionali e regionali che gestivano i fondi non potevano ridurre la quota di finanziamento per l’ambiente durante il periodo di proroga. Con le nuove norme gli Stati membri saranno autorizzati a ridurre tale quota di un massimo del 15%, ma non al di sotto del 30%. Pur garantendo tale flessibilità, il regolamento incoraggia a proseguire e rafforzare le azioni volte a prevenire i disastri e ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
Una disposizione necessaria, ma forse non sufficiente, a confermare la natura «strutturale» del Fondo di sviluppo rurale. Se il disastro naturale diventa la norma, è il concetto stesso di programmazione che diventa di difficile applicazione. D’altro canto, appena il mese scorso, in un comunicato stampa, Confagricoltura chiedeva ai ministri UE di prendere in considerazione «un’estensione della finestra temporale per poter adoperare i fondi a disposizione», dal 31 dicembre 2024 alla stessa data del 2025 per le somme impegnate nel 2021