Da UNI le regole per realizzare impianti agrivoltaici

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In vista della pubblicazione dei bandi sull’agrivoltaico, intervento che ha una dotazione finanziaria di 1,1 miliardi di euro, UNI, Ente italiano di normazione, ha pubblicato nei giorni scorsi un documento contenente la «Prassi di riferimento UNI/PdR 148:2023» con il dettaglio delle regole tecniche per la realizzazione degli impianti.

Il lavoro è stato eseguito insieme ai ricercatori di Enea, Università Cattolica e Rem Tec e contiene una panoramica sulle diverse tipologie di sistemi agrivoltaici, specificando i requisiti e le modalità gestionali per una efficiente sinergia tra produzione agricola e di energia elettrica.
La prassi di riferimento è pubblicata sul sito di UNI  e rimarrà in vigore per cinque anni, dopodiché è prevista la trasformazione in un documento normativo.

Numerose sono le indicazioni pratiche e operative rivolte direttamente agli agricoltori, come ad esempio quelle riguardanti l’altezza da terra dei moduli che è fissata in funzione della tipologia di attività agricola da realizzare.
Così ad esempio, in caso di attività standard, la prassi di riferimento indica un’altezza superiore a 2,1 metri, in modo da permettere lo svolgimento delle più comuni pratiche agronomiche, comprese quelle che prevedono l’utilizzo della meccanizzazione. Invece, nel caso di attività di pascolamento, l’altezza è fissata a 1,3 metri, così da permettere la movimentazione degli animali.

L’attività agricola deve essere realizzata su una superficie pari ad almeno il 70% di quella presente prima dell’installazione. Gli impianti agrivoltaici elevati permettono lo svolgimento dell’attività produttiva al di sotto dei moduli e delle relative strutture di sostegno. Un’alternativa sono gli impianti agrivoltaici interfilari, nei quali non è possibile svolgere tecnicamente la coltivazione sotto i moduli, ma soltanto tra le file.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 33/2023
Ecco le norme UNI per l’agrivoltaico
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