È stabile il valore aggiunto agricolo nel primo trimestre del 2023 dopo il calo di fine anno, ma le prospettive sono pesantemente condizionate dagli eventi calamitosi che hanno colpito ampie parti dell’Emilia Romagna nel mese di maggio. Secondo le indicazioni dell’ultimo report Agrimercati di Ismea, pur in assenza di una conta ufficiale dei danni, gli impatti sulle diverse produzioni potrebbero essere elevati, specie in considerazione di lunghi tempi per il ripristino di una situazione di normalità; per alcuni frutteti ad esempio, si deve effettuare l’espianto e il reimpianto, che richiederebbe dai 3 ai 5 anni per l’entrata in produzione.
Nelle quattro province più colpite dell’Emilia-Romagna, Ravenna, Cesena-Forlì, Rimini e Bologna, si localizza oltre la metà della superficie investita a vite da vino regionale (4,5% della superficie nazionale), il 64% a frutta fresca (quasi l’8% del totale), il 65% a piante da tubero (6%), il 60% a legumi secchi (4,5%) e oltre un quarto della superficie regionale a ortaggi in pien’aria (3%).
Ancora più rilevante, rileva sempre l’Ismea, l’impatto sui seminativi, considerando che la superficie a frumento tenero in queste quattro province rappresenta quasi l’11% del totale nazionale e quella a barbabietola da zucchero il 28%; meno rilevante l’impatto potenziale per mais, orzo e soia.
Per quanto riguarda la zootecnia, il settore avicolo potrebbe subire le maggiori conseguenze, totalizzando l’80% dei capi della regione, il 13% a livello nazionale. L’alluvione ha colpito anche la filiera della carne bovina in aree dove sono censiti circa 8.000 capi di razza Romagnola che afferiscono al circuito del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale igp.
In definitiva, un’area estesa e importante per il settore dalla cui conta dei danni deriverà anche l’impatto più o meno rilevante sulla futura produzione del settore agricolo nazionale.