I provvedimenti restrittivi alla circolazione delle persone legati alle misure di contrasto all’emergenza sanitaria hanno di fatto agevolato il girovagare dei branchi di animali selvatici, soprattutto cinghiali, che devastano indisturbati le colture sia di notte che in pieno giorno. Danni ingenti – ha denunciato la Confederazione italiana agricoltori – si sono registrati sulle colture lungo tutto l’Appennino. Allo stesso tempo, lo stop alle attività produttive ha frenato i sopralluoghi da parte dei soggetti preposti a verificare i danni causati dagli ungulati, rendendo impossibili le perizie per determinare i risarcimenti alle imprese agricole danneggiate.
Il dilagare senza freno della fauna selvatica dai cinghiali ai caprioli fino a lupi e orsi mette a rischio le produzioni agricole necessarie a soddisfare la domanda alimentare degli italiani e rappresenta un pericolo anche per la salute dei nostri allevamenti, vittime della diffusione delle malattie infettive trasmesse in particolare dai cinghiali, cosi come ha ricordato recentemente anche la virologa Ilaria Capua, sottolineando quanto sia fondamentale occuparsi anche del problema della peste suina africana. «Una malattia – ha spiegato l’esperta- molto diffusa tra i cinghiali e che minaccia anche gli allevamenti di suini domestici».
Al fine di contenere i danni alle coltivazioni, Cia-Agricoltori Italiani sollecita l’emanazione di apposite ordinanze territoriali con cui si autorizzino le attività di contenimento dei cinghiali, la cui presenza invasiva pregiudica, ormai, l’equilibrio ambientale e sanitario degli ecosistemi del Paese.