Migliaia di agricoltori in piazza da Nord a Sud dell’Italia contro l’invasione di 2,3 milioni di cinghiali, liberi di devastare i campi e minacciare la vita degli automobilisti a causa dei ritardi nell’attuazione dei piani regionali di contenimento. È quanto afferma la Coldiretti in occasione del via alle mobilitazioni su tutto il territorio nazionale, partite il 18 giugno dalla Lombardia e dalla Calabria, che in poche settimane toccheranno tutte le regioni d’Italia.
A Milano e Cosenza gli agricoltori hanno manifestato sotto le sedi delle Regioni per chiedere un intervento immediato necessario a contenere la popolazione dei cinghiali, ormai fuori controllo.
L’obiettivo delle mobilitazioni è far applicare subito a livello regionale le misure previste dal decreto interministeriale varato lo scorso anno per l’adozione di un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica incontrollata. Nei piani delle Regioni dovrà essere previsto il coinvolgimento attivo dei proprietari e conduttori dei fondi muniti di licenza per l’esercizio venatorio e la costituzione di un corpo di Guardie volontarie, a livello provinciale, per colmare il deficit di organico della polizia locale, con la possibilità di agire anche nelle aree protette.
A Milano il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e l’assessore regionale all’agricoltura Alessandro Beduschi e a Cosenza l’assessore all’agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo hanno incontrato gli agricoltori in presidio, assicurando di prendere immediatamente in carico il problema.
I danni
I cinghiali causano ogni anno danni per circa 200 milioni di euro alle produzioni agricole, ma rappresentano una minaccia anche per la vita dei cittadini: nel 2023 sono stati registrati 170 incidenti stradali con morti e feriti causati dai cinghiali, secondo l’analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente.
La mappa dei cinghiali per regione
La Calabria è invasa da almeno 300.000 cinghiali, ma probabilmente sono molti di più perché non è facile avere i dati precisi. Una proliferazione incontrollata facilitata dalla presenza dei tre grandi Parchi nazionali della Sila, del Pollino e dell’Aspromonte. Oltre a devastare le colture e causare incidenti stradali, i cinghiali sono un veicolo di diffusione della peste suina e della tubercolosi bovina.
In Lombardia si stimano circa 70.000 cinghiali che, se da una parte devastano prati, pascoli, fieno, mais, patate, piccoli frutti, riso, vigne e uliveti, dall’altra mettono a rischio gli allevamenti di maiali, in quanto portatori di peste suina africana.
In Puglia sono enormi i danni causati dalla fauna selvatica incontrollata, con i 250.000 cinghiali che distruggono le coltivazioni e attaccano uomini e animali allevati. In Lazio, dove la situazione è fuori controllo: è di pochi giorni fa l’ennesima morte sulle strade causata dall’attraversamento di un cinghiale, sono della presenza di 250.000 i capi che devastano i raccolti.
In Toscana dove scorrazzano circa 200.000 cinghiali. Ai primi posti tra le coltivazioni preferite e quindi più danneggiate c’è l’uva, poi i campi di mais e cereali, il favino e l’erba medica.
In Piemonte le colture più danneggiate a causa dei 110.000 capi presenti risultano seminativi, coltivazioni permanenti, prati e pascoli, con danni per circa 5 milioni di euro.
In Liguria le aree più colpite dai 55.000 cinghiali stimati sono quelle montane e dell’entroterra, anche se gli animali hanno ormai da mesi raggiunto pure le coste. Le incursioni riguardano principalmente le aziende orticole con danni a coltivazioni e ai tipici muretti a secco.
In Umbria con una popolazione stimata di circa 150.000 cinghiali, la situazione è drammatica sul fronte seminativi (specie per mais e girasole), ma anche su oliveti e vigneti (dove sono consistenti anche i danni da capriolo).
Danni per milioni anche in Veneto dove sono 110.000 gli animali che devastano campi e vigneti.
Nelle Marche tra risarcimenti alle aziende agricole e da incidenti stradali la Regione spende circa 2 milioni di euro all’anno con 40.000 cinghiali stimati sul territorio.
Secondo una stima approssimativa anche in Molise vi sono oltre 40.000 cinghiali, numero ben lontano dai due capi per chilometro quadrato indicati per il mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema.
In Campania i capi sono arrivati a quasi 60.000.
In Basilicata si contano 110.000 cinghiali, con le colture maggiormente danneggiate che sono i cereali, piante a frutto vigneti, ortaggi, foraggio, leguminose. Le aree in cui i danni si sono verificati con più frequenza e in quantità maggiore, sono quelle in prossimità dei Parchi.
Situazione critica pure in Sardegna, soprattutto a ridosso delle aree protette, a causa dei 100.000 animali presenti.
In Abruzzo superano ampiamente le 100.000 unità.
In Emilia Romagna si stimano almeno 80.000 esemplari. Oltre alla devastazione delle colture si teme per la diffusione della peste suina che minaccia gli allevamenti di maiali.
Anche in Sicilia i circa 110.000 cinghiali distruggano ovunque le coltivazioni, mentre crescono i costi della difesa con recinti elettrici e guardiane che mirano a salvaguardare soprattutto le piccole piante.
Ma i cinghiali sono presenti in Friuli Venezia Giulia, dove si stima la presenza di circa 20.000 esemplari, e hanno iniziato a far danni anche in Trentino Alto Adige, soprattutto in alcune aree come l’alta Valsugana dove se ne stimano un migliaio.
Nemmeno la Valle d’Aosta è esente dal problema cinghiali che hanno colonizzato i terreni agrari e coltivati, fino a quote che superano i 2000 metri.