L’accordo raggiunto in extremis per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti, considerando che una hard Brexit avrebbe affossato l’export verso il Paese d’Oltremanica, ma comunque nulla sarà più come prima.
L’accordo sugli scambi e la cooperazione tra l’UE e il Regno Unito getta le basi per un nuovo partenariato economico e sociale, si spera duraturo. Dispone innanzitutto l’assenza di tariffe e contingenti su tutte le merci, purché conformi alle regole in materia di origine, e garantisce la parità di trattamento, mediante la salvaguardia di livelli elevati di protezione in ambiti quali la tutela ambientale, la lotta contro i cambiamenti climatici, i diritti sociali e del lavoro, la trasparenza fiscale e gli aiuti di Stato.
Tutto questo, come detto, non impedirà cambiamenti anche significativi. Il Regno Unito è ufficialmente fuori dal mercato unico e dell’unione doganale dell’UE e con l’uscita cessa la libera circolazione reciproca di persone, merci, servizi e capitali.
Come spiega una nota della Commissione europea, l’UE e il Regno Unito costituiranno due mercati distinti e due spazi separati dal punto di vista normativo e giuridico. Tutto questo creerà ostacoli, prima inesistenti, agli scambi di beni e servizi e alla mobilità transfrontaliera, in entrambe le direzioni.
Per Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, è sugli adempimenti burocratici che si dovranno concentrare le attenzioni, dal momento che, secondo le cifre fornite dal governo di Londra, le importazioni di merci dalla UE richiederanno la presentazione di 215 milioni di dichiarazioni doganali, circa 600.000 al giorno.
Significativo l’impatto sui costi, con aggravi valutati tra il 4 e il 10%.